Mezzo mondiale, mezze ammissioni

Dopo la squadra è toccato a Moratti. Ciascuno in campo a modo suo. L’Inter ha mollato tre squilli e regalato l’impressione di essersi ritrovata per giocarsela contro avversari di medio rango. Certo, ci fosse stato da incontrare il Barcellona i sorrisi sarebbero stati meno larghi, e Moratti meno morbido. Invece, in attesa dei congolesi del Mazembe, di un giorno che sembra annunciato (ma l’Inter sa cosa significa 5 maggio), il presidente ha tentato di restituire a Benitez una parte del maltolto (in fatto di credibilità e affidabilità). Solo un esercizio di bon ton. Il presidente continuerà a pensare che Benitez non vada a pennello per l’Inter e il tecnico continuerà a pensare che, in fondo, Moratti gli abbia dato una fregatura sul mercato. Ma ora questo sogno mondiale addolcisce ogni palato. E Moratti ha fatto le sue pagelle. Una carezza a Milito e Zanetti: «Quella del nostro secondo gol è un'azione che si capiva essere costruita da due calciatori che si vogliono bene. Milito è fondamentale nel nostro gioco, per la sua intelligenza tattica, per i suoi movimenti. É stato fantastico anche Eto'o, che gioca sempre con classe e personalità».
Poi il «tiro» all’allenatore. Leggere tutto d’un fiato. «Benitez non è una persona nervosa, quindi ha un altro tipo di atteggiamento. La sua reazione è stata improntata sulla concentrazione, la professionalità e l’esperienza. Ha preso in mano una situazione oggettivamente non facile, per quello che leggeva sulla stampa, anche per alcune mie dichiarazioni, per quello che sostenevano i tifosi dell’Inter. E lo ha fatto molto bene, con serietà, calma e, appunto, esperienza. Mi sembra che, anche a livello di preparazione psicologica, abbia fatto un buon lavoro: ripeto, per tanti motivi, la partita era delicata. Ho rivisto l’Inter della passata stagione: con carattere, con gioco sicuro, padrona di se stessa».
Sembrava che il rapporto tra lui e Benitez stesse per spezzarsi. Lo dicevano i giornali e i giornalisti che non sempre dicono bugie, come pensano molti tifosi. Stavolta Moratti sta con i giornalisti. «No, non credo sia sbagliato. Era anche abbastanza tautologico. Per noi, non è stato un periodo facile. Naturalmente, e giustamente, ognuno difende il proprio lavoro. Il mio, per esempio, era quello di essere saggio, cosa tutt’altro che facile. Essere saggio per capire che questa era la squadra giusta per mantenere un certo tipo di livello, costruito durante le ultime stagioni vincenti. Quindi, era abbastanza naturale che non potessimo essere soddisfatti davanti a una caduta di questo genere, ma al tempo stesso era fondamentale capire e studiare i perchè e, quindi, capire se ci fossero le possibilità per andare avanti». «La situazione che voi avete raccontato - continua il presidente rivolto ai giornalisti- non era errata, però Benitez ha saputo esprimersi bene, soprattutto prendere in mano la situazione. Che, ripeto, non era semplice».
L’infortunio di Sneijder poteva essere l’ennesimo punto di attrito fra tecnico e società. Ed infatti, in tribuna, Moratti ha cominciato a innervosirsi. «Devo essere sincero, l’ho cancellato subito, sono rimasto impassibile, ho assistito alla cosa come se non c’entrasse niente. Credo sia un pegno che noi dobbiamo pagare, ci spiegheranno il perchè». Toccherebbe ai medici, ma il presidente ha sempre un occhio di (eccessivo?) riguardo. Sneijder non giocherà la finale, bloccato da uno stiramento alla coscia sinistra: starà fermo un mese. Invece ci sarà Maicon, lo ha confermato Benitez al quale Moratti ha dato l’ennesima brutta notizia in fatto di mercato. «Mi sembra che stiamo bene come siamo.

Su Cassano per ora le ipotesi non stanno in piedi, non ci serve un giocatore così. In quanto a Ranocchia sento dire che stiamo progredendo, ma noi abbiamo già il 50 per cento del calciatore».
Ma chissà! Magari un mondiale porta consiglio.

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