I libri hanno un profumo tutto loro ma alla libreria universitaria Des di Pavia, lodore dei libri fa venire lacquilina in bocca. Non è un espediente commerciale del gestore, ma la cucina della famiglia magrebina che ha preso in affitto il locale sopra alla libreria in questione. Quando la signora accende i fornelli, la libreria diventa come la cucina di un sultano: odore di spezie e cumino, di cous cous e tajine. Probabilmente per gli appassionati di cucina etnica non sussisterebbe problema, ma qualche cliente ha fatto notare la cosa al titolare della rivendita. Cosa fare? Litigare con il vicino magrebino? Meglio di no per così poco. Il titolare della libreria ha preferito invece munirsi di carta, penna e deodorante e ha affisso un avviso in vetrina. «Ci scusiamo per lodore ma qui sopra abita una famiglia nord africana che cucina secondo le proprie tradizioni e talvolta non si riesce a coprire tutto con il deodorante».
Lavesse mai fatto. Discriminazione latente, intolleranza, insomma a Pavia qualcuno non ha proprio digerito il cartello appeso allingresso della libreria. «Il mio vuole essere un invito alla tolleranza - spiega il libraio - La librearia è un ambiente particolare e lodore di cibo non è pertinente. Siccome conosco la famiglia che abita di sopra, gente che lavora sodo, ho preferito avvisare i clienti con questo piccolo foglio piuttosto che recare disturbo, ma qualcuno vuole montare per forza una polemica ad hoc. Figuriamoci se ho qualcosa contro i migranti. Anche mio nonno ha fatto il minatore in Belgio, so cosa vuol dire spostarsi in un altro paese per lavorare.
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