Esistono anche storie di buona sanità. Come quella capitata a un nostro lettore sessantasettenne di Castelletto d'Orba (Alessandria), Luigi Arecco, ricoverato un paio di mesi fa all'ospedale San Martino di Genova per sottoporsi a un intervento di protesi all'anca destra. Talmente entusiasta il signore da «bombardare» di telefonate la redazione genovese de «il Giornale» perché «quando io trovo del bene mi batto affinchè si sappia». Già, non capita spesso di sentire parlare di un reparto ospedaliero come di «un'oasi di efficienza, rispetto e pulizia». Il reparto in questione è quello di Ortopedia - Traumatologia diretto dal primario dottor Sergio Bardella. A lui si è rivolto, a metà ottobre, il signore piemontese su consiglio del dottor Chessa del reparto Trapianti del San Martino(«un fratello per me») dove anni fa era stato ricoverato per un tumore benigno alla costola. «Avevo molta paura dell'intervento all'anca - ammette l'uomo - Per anni l'ho rimandato, ma alla fine è andato tutto bene e non ho sentito alcun dolore». E c'è di più, «durante il mio ricovero ho riscontrato sempre rispetto e signorilità da parte di tutti: personale medico, paramedico, infermieri, donne delle pulizie fino alla suora del reparto, la vera «regista» di Ortopedia». L'uomo, un entusiasta per natura (scrive poesie e canzoni come se piovesse), racconta di aver trovato durante la degenza al San Martino «una famiglia di amici», sempre disponibili e sorridenti. Al punto che, fosse stato per lui, si sarebbe fatto operare volentieri da tutti i medici del reparto.
Tutto bene, dunque? Decisamente sì, a parte un piccolo difetto evidenziato (sottovoce, s'intende) dal nostro assiduo lettore. «L'unico appunto che posso muovere al reparto di Ortopedia del dottor Bardella riguarda i servizi e le docce che sono un po' ristretti». Dieci, senza lode.
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