È il soprano Sara Jakubiak a incarnare la sanguinaria Lady Macbeth di Dmitri Shostakovich, figura che nel libretto abita le campagne ottocentesche di Mcensk ma che, per la Prima della Scala del 7 dicembre, viene trasferita nell'alta società moscovita degli anni Cinquanta. Al suo debutto alla Scala, la cantante - del Michigan con origini polacco-tedesche - mostra il temperamento della campionessa: di fatto vanta due titoli nazionali nella squadra di softball. Non è un dettaglio, anzi, è parte del modo in cui entra in scena, dominandola. All'alzarsi del sipario la vedremo nei panni di una Katerina (la Lady, appunto) annoiata e scontenta, rimpiange la vita precedente al matrimonio, lamenta che nessuno la desideri e che le giornate scorrano senza scopo. Diventa una tigre quando affronta accade subito il suocero brutale e lascivo e, poco dopo, il marito, che considera "un pezzo di legno, freddo come un pesce", parole sue. L'incontro con Sergej la trasforma in una donna appassionata, peccato che lui sia un donnaiolo senza scrupoli e che, per lui, lei ucciderà il suocero, il marito, una rivale e infine se stessa.
Katerina è un'assassina a sangue freddo o una femminista?
"Entrambe le cose. C'è qualcosa nella sua umanità con cui tutti possono identificarsi, nonostante sia un'assassina. Shostakovich ha molta empatia per lei".
È il personaggio più intenso e sanguinario che abbia mai affrontato?
"Assolutamente sì. Quando ho debuttato il ruolo al Liceu di Barcellona, ho pensato: Come faccio?. È lontanissima da ciò che canto di solito, e ancora più dalla mia natura. È un ruolo di una forza drammatica straordinaria: ti chiede tutto, anche come attrice".
La regia di Vasily Barkhatov aiuta o complica?
"È una regia molto intrigante, però alterna continuamente passato e presente chiedendoci di cambiare registro in un istante. Uno swing continuo".
... tra il presente in questura e il passato nel ristorante di famiglia? Corretto?
"Esatto".
Il suocero Boris è il proprietario del ristorante. Lei chi è?
"La nuora. Il marito è presente sulla carta... ma solo sulla carta. Direi alquanto inerte".
Per l'amante Sergej è attrazione fisica o vero amore?
"Parte come attrazione fisica, poi diventa dipendenza. È pronta a lasciare tutto per lui: soldi, casa, tutto. La passione la domina".
Sceglie un Don Giovanni di quart'ordine. Non dimostra un grande acume la sua Katerina...
"Agisce d'impulso, il che non porta generalmente a soluzioni brillanti. Però conquista una forma di libertà e felicità. Una storia tragica, certo, ma non priva di eroismo".
Alla fine dirà di avere la coscienza nera come il lago siberiano. Ammette le colpe.
"Sì. Sa di essere diventata un mostro. E che ormai non c'è ritorno".
L'opera ha un tono anticlericale e anticapitalista. Qui emerge?
"Sì, le figure del regime, dal ristorante alla polizia, hanno tratti duri, soprattutto la polizia".
Il linguaggio - anche musicale - è crudo e disinibito. Vi sono scene di sesso esplicito e un erotismo che serpeggia ovunque. Le crea disagio?
"La famosa scena di sesso (ndr un tempo consumata in un letto a baldacchino con tende tirate) diventa un racconto a distanza. Il momento più complesso semmai è nel finale quando le donne mi vessano".
Fra marito sciocco, amante fatuo e suocero, chi è il peggiore?
"Senza dubbio Sergej".
Più di Boris?
"Molto di più. Anche in prigione finge un dolore alla gamba per farsi dare da Katerina le calze per la nuova amante. Viscido".
Il momento musicale che ama di più?
"Il monologo finale sul lago nero. Non esiste nulla di simile. È lirico, visionario. C'è Mahler dietro. È come se Katerina non fosse più su questa terra".
Le piace l'ambientazione Art déco?
"Molto. Guardi questo anello: Art déco puro".
L'ha comprato per l'occasione?
"No, lo avevo già, ma lo stile delle scene mi ha fatto pensare: Perfetto".
Lo indosserà il 7 dicembre?
"No. Ma al gala dopo la Prima, sì".
Lo sport cosa le ha lasciato in dote?
"Resistenza, metodo, allenamento costante. È la stessa disciplina che chiede la musica".
Ha un'altra Lady Macbeth in vista?
"Adesso basta per un po'. Bisogna... respirare".