Come simbolo ha scelto un telaio. «Dobbiamo riannodare legami, ricucire le troppe separazioni che purtroppo oggi si vedono a Milano e nel Paese». Tailleur rosso bordato di bianco e orecchini di corallo, Letizia Moratti battezza la lista civica che porterà il suo nome. Sessanta candidati sessanta, presentati uno a uno nella raffinata atmosfera del Teatro Studio. Correranno per un posto nel consiglio di Palazzo Marino, qualcuno magari per una più comoda poltrona di assessore. Cè qualche politico, molti medici, parecchi professionisti, creativi, uomini di sport e volontariato, rappresentanti delle categorie. E tante donne. Diciassette, che fanno più di un posto su quattro. Senza bisogno delle quote rosa che non piacciono alla Moratti, ma nemmeno a chi le strombazza tanto prima perché fa tanto progressista e non le rispetta poi.
Per tutti i candidati il minimo comune denominatore è non aver avuto rapporti con la politica o, per chi li ha avuti, di essersi intiepidito. Di società civile parlano ormai un po tutti, sembra il nuovo lasciapassare per rifarsi una verginità. La Moratti non ne ha bisogno. «La mia - assicura - non vuol essere né una lista apolitica, né una lista antipolitica. Sarà una lista della città. Di Milano e del suo modo di fare politica. La politica che si è sempre intrecciata con la società civile attraverso le singole persone e le grandi famiglie. Non un desiderio di potere, ma il servizio alla città. Tutti insieme per costruire la nostra Milano. Come in passato, quando è stata ricostruita grazie allimpegno di tutti».
Capolista sarà un big, Gianpietro Borghini già sindaco di Milano e oggi assessore alla Casa nella giunta del governatore Formigoni. Gli altri tutti in ordine rigorosamente alfabetico. Tanto che a Stefano Zecchi, professore di estetica e in predicato di riconferma allassessorato alla Cultura, tocca il penultimo posto. Il secondo, invece, va a Riccardo Albertini, già vicepresidente del consiglio comunale in quota Forza Italia e oggi vestito con la casacca del Nuovo Psi di Gianni De Michelis. Più che convinto della nuova avventura lex rettore della Bocconi e consigliere nel cda Scala Carlo Secchi. «Milano - spiega - è di fronte a un bivio. O decolla proseguendo sul solco del lavoro fatto da Gabriele Albertini, oppure diventa una grande città di provincia. In cui si vive magari bene, ma un po pantofolaia». Felice di «poter fare qualcosa per una grande città» la psicologa e psicoterapeuta Vera Slepoj. Una delle componenti dellagguerrita pattuglia femminile composta anche da Ada Grecchi, Stefania Bartoccetti, Mariella Boerci e Marta Rossi Capolongo. A rappresentare le categorie il presidente di Federfarma Paolo Gradnik e quello dei panificatori milanesi Antonio Marinoni. Non ci sarà Alberto Giannino, presidente dellAssociazione docenti cattolici che non intende autosospendersi dalla carica «in tempi difficili, con lattacco alla famiglia e ai valori che porterà il nuovo governo fautore dei Pacs». In rappresentanza sarà candidato il suo vice Pierfrancesco Fodde.
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