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«La mia musica divisa tra vodka e champagne»

Non a torto lo chiamano lo zingaro felice. Goran Bregovic ha trasformato il dolore per la tragedia della sua Sarajevo in musica (e in monito per il futuro) e ha riciclato una vita senza futuro in una carriera da rockstar. Ha pubblicato da poco l’album Alkohol, scrive per il cinema con l’amico Kusturica, compone opere liriche, ha mille nuovi progetti per la testa ma, soprattutto, porta in giro la sua esplosiva Wedding & Funeral Band che stasera - in versione allargata - parte dagli Arcimboldi con il nuovo tour europeo.
In che senso la band allargata?
«Ci saranno i miei fedeli compagni di avventura con i fiati, poi cantanti bulgari, un percussionista, altri sette cantanti e un quartetto d’archi: ci divertiremo come matti».
Quindi un concerto completamente nuovo.
«Si, le mie canzoni cambiano sempre; non potrei eseguirle due volte allo stesso modo. Poi ci sono i brani di Alkohol. Il cd è diviso in due parti, una si intitola Rakja, che è una specie di vodka, l’altra champagne, sta a voi indovinare quali saranno i brani champagne».
Lei è nato artisticamente nei bar di strip tease di Dubrovnik: un ambiente molto duro.
«In un regime comunista posti del genere sono la salvezza. Non sono solo luoghi per vedere le donne nude ma posti di culto dove si sogna di fuggire dalla realtà. A 17 anni avevo visto più donne nude di tutti i ragazzi jugoslavi messi insieme, e per farle spogliare inventavo ogni giorno suoni diversi: così mi sono formato».
La vita in un paese comunista era difficile?
«Si, era una vita in bianco e nero, non adatta per uno come me che ama vivere di colori».
Quanto contano, nelle sue canzoni, i suoi drammi e i drammi della sua terra?
«Io canto la vita, e vengo da una terra di frontiera, la frontiera fra Cattolici, Cristiani ortodossi e Musulmani che i politici hanno mosso gli uni contro gli altri provocando orrori indicibili. Ci vuol tempo per elaborare tutto questo. La mia musica si è evoluta con me e la mia gente. Ora siamo in Europa e crediamo nell’Europa, e anch’io sono più sereno».
Quindi musica più serena?
«La musica è fatta per divertirsi, ballare e pensare ed è fatta di contrasti. Per questo la mia band si chiama Matrimoni e Funerali. Nel mio paese matrimoni e funerali sono due facce della stessa medaglia, simboleggiano entrambi la vita. Ai funerali si suona la musica, che accompagna nell’aldilà, ma che le persone scomparse ascoltavano in vita. Ai matrimoni si suonano canzoni beneauguranti e d’amore. Unite tutto questo e avrete la mia musica».
Quanto pesa la tradizione del suo popolo e quanto il rock nel suo stile?
«Il mio cuore è col folk della mia terra. A 15 anni ero un musicista professionista, ai comunisti il rock non dava fastidio e il mio rock ha avuto successo perché è nato dalla musica gitana. Da ragazzo pensavo che vestire le mie canzoni con il rock avrebbe scosso i giovani; pensavo fosse musica ribelle. Però poi sono tornato nei miei panni di artista popolare: la vera ribellione è tornare alle radici».
Ricorda il suo primo successo? Come riuscì a sfondare?
«Con la band Bjelo Dugme a Sarajevo mi son fatto conoscere e guadagnavo 100 euro a sera.

Così ci invitarono a suonare al Palasport di Belgrado. Erano concerti organizzati da mafiosi locali ma accettammo lo stesso e ci accolsero migliaia di persone. Fu il successo; i mafiosi fecero un sacco di soldi ma da lì decollò la mia carriera».

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