Michael & Mick. Quel duello nel tempo tra un padre immenso e un figlio coraggioso

A 30 anni dal debutto di papà, Schumi jr esordisce in Formula 1 con la Haas Team con motore Ferrari

Michael & Mick. Quel duello nel tempo tra un padre immenso e un figlio coraggioso

La Formula 1 2021 è anche una macchina del tempo. Ci farà tornare indietro di trent'anni al 25 agosto 1991 quando a Spa un giovanissimo e ancora abbastanza sconosciuto Michael Schumacher fece la sua prima apparizione in un Gp. Aveva 22 anni, 7 mesi, 22 giorni e la faccia tosta di raccontare a Eddie Jordan che quella pista, la più tosta del Mondiale, la conosceva come le sue tasche. Peccato non ci avesse mai girato fino al giovedì prima della gara, quando lo affrontò in bicicletta. Gli bastò. Sabato pomeriggio, dopo le qualifiche in cui trascinò la Jordan al settimo posto, il mondo capì che stava nascendo un campione. Anche se nessuno poteva immaginarne la grandezza. Trent'anni dopo la sigla di tre lettere MSC che ha accompagnato la sua carriera tornerà sui teleschermi per indicare i tempi di suo figlio Mick al debutto con la Haas motorizzata Ferrari. Per i nostalgici sarà un colpo al cuore. Il giovane Schumi comincerà la sua storia in Formula 1 sei giorni dopo il suo 22esimo compleanno. Meglio di papà. Comincia prima e ci arriva da campione di Formula 2, ha fatto tutta la trafila e si è guadagnato quel posto con i risultati prima che con il cognome. «Non vedo l'ora di iniziare la mia prima stagione, la mia prima stagione con Haas e di poter mostrare, se tutto va bene, le mie potenzialità, le mie abilità ha detto nei giorni scorsi - E poi se penso che sono passati 30 anni dal primo Gran Premio di mio padre... da questo punto di vista è molto emozionante e sono molto contento di essere qui».

Quando lui è venuto al mondo, il 22 marzo 1999, papà aveva già vinto due mondiali con la Benetton, ma non aveva ancora cominciato a dominare il mondo con la Ferrari. Se non si fosse rotto una gamba a Silverstone (per un problema alla Ferrari) sarebbe diventato campione proprio quell'anno. «Ricordo come era premuroso Michael con suo figlio in quel periodo. Veniva a casa mia sulle colline bolognesi e aveva una sola preoccupazione: trovare una zanzariera per proteggere il passeggino di suo figlio», racconta con un velo di nostalgia Luca di Montezemolo che quel bimbo lo ha visto coi pannolini. Mick è un esordiente strano perché nel paddock avrà attorno tanta gente che lo ha visto sgambettare a Fiorano mentre papà provava la Ferrari. Stefano Domenicali, Ross Brawn, Jean Todt saranno tutti lì a guardarlo con occhi speciali, proprio come se ai box ci fosse papà Michael. «C'è molto più lavoro in Formula 1, più preparazione da fare, molte più cose a cui pensare, le strategie, il volante con diversi dettagli, diverse regolazioni, c'è una lista di cose che cambiano. La F2 è un mondo più piccolo ed è più diretto. Ci sono il servosterzo, le gomme, le termocoperte». Ha studiato, si è preparato.

Avrà il numero 47: «Volevo il numero 4, poi volevo il 7 ma era già occupato e così ho pensato perché non unirli? Se prendi tutte le date di nascita della mia famiglia, la somma fa 47. Poi se pensi che 4 e 7 erano i numeri che volevo, ora è bello averli con me. Qualche fan ha detto 4 e 7, For Michael e anche questo significato è molto bello». Basta fermarsi qui e non fare paragoni.

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