Michel: fischietto democristiano, ma non farà il politico in campo

Italia-Francia affidata allo slovacco che ha diretto l'ultima finale di Champions League ed è stato eletto deputato a Bratislava

Michel: fischietto democristiano, ma non farà il politico in campo

Zurigo - Ci arbitrerà un democristiano. Che non è c(i)eco, ma slovacco. Comunque un uomo del centrodestra, deputato al Parlamento di Bratislava nell’Unione Cristiana e democratica. Visto con occhi politicamente italiani, un arbitro che non può deludere.
E adesso tutti penseranno... Niente affatto: la storia del calcio insegna che sono i giocatori a dover segnare i gol, non gli arbitri. La storia nostra dice che se Toni risvegliasse la sua vena di cannoniere, sarebbe più tranquillizzante per tutti. Lubos Michel, appunto l’uomo che dirigerà Francia e Italia, è, a suo modo, una garanzia per le squadre: manager di 39 anni, uno dei migliori fischietti europei, ha diretto l’ultima finale di Champions League fra Manchester e Chelsea, ha all’attivo diverse direzioni tra Olimpiadi, campionati del mondo e d’Europa, più di 40 gare di Champions, parla slovacco, inglese, russo, tedesco e polacco, dunque impossibile che non si faccia capire. Come tutti, nel pedigree ha qualche peccatuccio: José Mourinho definì «gol fantasma», anzi «lunare», quello che Michel assegnò al Liverpool nella semifinale del 2005 contro il Chelsea. Italia e Francia lo hanno già assaggiato nella partita di qualificazione giocata a San Siro in settembre: sfida mediaticamente difficile, più facile sul campo, direzione giudiziosa.

Qui ci risiamo, anzi la situazione è ancora più difficile. Italia e Francia sono sull’orlo del burrone, la finale dei mondiali non sarà mai digerita, nell’aria si annusa profumo di combine, meglio di aggiustamenti fra Olanda e Romania. Arbitro di quella partita sarà lo svizzero Busacca, uno degli emergenti, padrone di casa che vorrà essere garantista per tutti e che, con Michel, si gioca la possibilità di dirigere la finale. Ecco, su questo equilibrio instabile, sulla sfida a distanza fra i due arbitri, ondeggia la garanzia cercata e richiesta dall’Italia.

In questi europei la nostra squadra ha cominciato a scontare quel tanto di stellone cometa che l’ha guidata ai mondiali. Politicamente debole, non proprio in buoni rapporti con Platini e l’Uefa, l’Italia del calcio ha incrociato due arbitri che hanno scatenato tutta la dietrologia: ineccepibile, ma solo a rigor di personalizzata interpretazione regolamentare, la decisione sul gol di Van Nistelrooy, sbadata quella sulla rete annullata a Luca Toni. L’Uefa ci ha sempre dato contro, l’arbitro norvegese Ovrebo è stato molto più onesto nell’ammettere l’errore. Ora Lubos Michel dovrà guidare l’eliminazione di entrambe le squadre (anche se per ragioni di cassetta interessano più della Romania) o, almeno, di una delle due, nei canali della piena credibilità, della regolarità assoluta. Compito strenuo per una partita che sarà tesa, inquieta, comunque tarata su quello che succederà a Berna. In genere un arbitro di questo tipo piace a tutti. Ed infatti Buffon ha già detto la sua a nome della squara: «È un arbitro che dà garanzie, una certezza in più».

Sembra un controsenso, ma Michel dovrà essere tollerante nell’intransigenza, dovrà rispolverare l’arte del giocatore di tennis (uno dei suoi hobby): servizio e risposta, capacità di equilibrare il gioco della parti. Insomma dovrà essere democristiano all’italiana, prima che alla slovacca. Non potrà segnare gol per conto terzi, ma nemmeno permettersi un gol fantasma: ci rimetterebbe qualcosa della carriera.

In fondo questa partita gli è stata resa più difficile dai colleghi suoi. Certo i cannonieri spuntati di Italia e Francia hanno fatto di peggio. Ma se Michel non avrà difetti (di vista), chi andrà a casa se lo sarà davvero meritato.

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