Microsoft fa correre Wall Street

da Milano

Appena una settimana fa, a vent’anni esatti dal crollo del 19 ottobre 1987, si temeva un nuovo lunedì nero a Wall Street. Nel giro di pochi giorni, però, si sono diradate le nubi e la Borsa di New York è tornata a correre, con il Nasdaq (più 1,94%) vicino ai livelli della bolla Internet grazie al boom di vendite di Microsoft (più 10%), che giovedì ha annunciato un rialzo del 23% degli utili nel terzo trimestre. Il gruppo di Gates, che in un solo giorno ha guadagnato 3,5 miliardi di dollari, ha superato le previsioni degli analisti, oltre a migliorare le stime sui conti dell’intero 2007 grazie alle vendite del videogame «Halo 3» e della nuova versione del suo sistema operativo Vista.
Ma non è stato solo il listino hi-tech a dare soddisfazioni agli azionisti. Al rialzo si sono mossi anche il Dow Jones (più 0,99%), che ha di fatto ignorato il calo della fiducia dei consumatori, e anche lo Standard & Poor’s (più 1,38%), spinto da Countrywide Financial. Il gruppo attivo nei mutui ipotecari, colpito dalla crisi dei subprime, nonostante una perdita trimestrale di 1,2 miliardi di dollari, la prima da 25 anni, ha previsto il ritorno all’utile nel quarto trimestre del 2008. Ciò ha restituito un po’ di ottimismo per il comparto immobiliare, su cui girano voci insistenti di imminenti dimissioni (entro il weekend secondo Cnbc) da parte del numero uno, Stan O’Neal, dopo che la banca ha registrato la peggiore trimestrale della sua storia. A rendere la sua poltrona ancor più traballante ci ha pensato il New York Times, con un articolo secondo cui il manager avrebbe discusso l’ipotesi di una fusione con Wachovia, la terza banca Usa per valore di mercato, senza consultare il board di Merrill, che di conseguenza si sarebbe irritato e starebbe già pensando ad un sostituto.


La voglia di rialzo dei listini newyorchesi non è stata guastata neppure dalla notizia di un’ingiunzione da parte dello Stato del Connecticut nei confronti di S&P, Moody’s e Fitch. L’indagine vuole stabilire se le agenzie di rating stiano abusando della lora posizione dominante per aumentare in modo ingiusto i prezzi o escludere le loro rivali.

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