Migliaia ai funerali delle vittime della repressione di Assad

Damasco Migliaia di siriani hanno partecipato a Damasco, scandendo slogan che invocavano libertà, ai funerali di otto dimostranti anti-governativi uccisi dalle forze di sicurezza. Lo ha riferito un testimone. «Libertà, libertà, libertà. Uno, uno, uno. Il popolo siriano è uno solo», scandiva e cantava la folla trasportando gli otto corpi avvolti nelle bandiere siriane. I funerali si sono svolti nella capitale, nel quartiere periferico di Douma.
Le dimostrazioni in favore della democratizzazione in Siria, Paese governato col pugno di ferro dalla “dinastia” degli Assad da quasi cinquant’anni, sono iniziate due settimane fa e da allora almeno 80 persone sono morte negli scontri con le forze di sicurezza. Il clima è pesantissimo, con le manifestazioni che continuano nonostante una repressione molto dura e la polizia sguinzagliata nel Paese ad arrestare gli oppositori del regime: i gruppi per il rispetto dei diritti umani denunciano che nelle carceri siriane sono trattenute circa 500 persone. E nel timore dell’allargarsi della protesta, finora relativamente circoscritta, il regime ha imposto il blocco di internet e della rete di telefonia mobile.
Ieri il presidente Bashar Assad, al potere dal 2000 quando morì suo padre Hafez, ha incaricato il ministro dell'agricoltura Adel Safar di formare un nuovo governo. Nel discorso trasmesso in diretta televisiva mercoledì scorso, Assad aveva promesso genericamente riforme per venire incontro alla richiesta di libertà che sale dal popolo, ma si era ben guardato dal revocare lo stato di emergenza che limita pesantemente quella stessa libertà da ben 48 anni.

C’è quindi ampio scetticismo rispetto alla possibilità che con il nuovo esecutivo in Siria possa cambiare realmente qualcosa in meglio. Anche perché, ovviamente, Safar è un iscritto al partito Baath del presidente e un suo fedelissimo.

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