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Le migliaia di cadaveri che galleggiano sull’acqua scoprono un altro terribile nemico. Le autorità: «Forse non potremo restituire alle famiglie tutti i corpi» New Orleans, dopo gli sciacalli ecco gli alligatori

Un virus uccide cinque sfollati. Il sindaco ordina l’evacuazione coatta. Strage di anziani in un pensionato. E due piloti che avevano salvato cento vite vengono puniti

Massimo M. Veronese

Sono arrivati di notte, a decine, senza dare troppo nell’occhio, più o meno assieme ai soccorritori. E non certo per dare una mano. Lunghi tre metri, capaci di respirare sott’acqua e con denti affilati come lame. Il primo ad accorgersi di loro è stato un pilota degli elicotteri di soccorso. Ha guardato giù e ha cominciato a sudare freddo: «Ho visto uno di quei mostri entrare in una casa quasi completamente allagata e uscire con qualcosa che non so in bocca». Alligatori. Affamati. E attirati dai corpi senza vita che galleggiano sull’acqua sporca. Micheal Rieger, portavoce della Federal Emergency Management Agency, non nasconde l’imbarazzo: «Temiamo di non poter restituire a tutte le famiglie le salme dei propri cari». Solo ieri ne hanno ripescati 196, ma ce ne sono almeno un migliaio tra i coccodrilli, galleggiano e un attimo dopo non ci sono più, risucchiati da un silenzioso mulinello d’acqua. Di certo lo spettacolo è da vomito. La Fema ha vietato ai giornalisti di imbarcarsi con le barche dei soccorsi. Non vuole che si scattino fotografie. Non è difficile capire perché.
Ma il problema degli alligatori riguarda anche i vivi. Gli irriducibili, i ribelli che non vogliono lasciare la città. Ce ne sono ancora 10mila barricati nelle palafitte e non hanno intenzione di mollare. Tipi come Dennis Rizzuto per esempio. Ha acqua e cibo per un mese e persino un generatore di corrente autonomo «...e se vorranno mi dovranno trascinare fuori di qui». Ray Nagin, il sindaco di New Orleans, non ha più voglia di ascoltarli. Nella notte ha ordinato l’evacuazione forzata. Dice che le fondamenta delle case, indebolite dalle acque, possono cedere da un momento all’altro. Johnnie Lee MacGuire, uno dei ribelli, si è appena arreso: «Restare qui fa troppo schifo. Guarda qui: pesci e cani morti ovunque. Ma quando mi è entrato un cadavere in casa mi son detto quando è troppo è troppo...» Poi ci sono i virus. Il Vibrio Vulnificus, cugino del colera, che si diffonde attraverso cibi contaminati ha ucciso cinque persone in un colpo solo. Un serial killer che potrebbe nascondersi ovunque.
Cento cadaveri invece li hanno scoperti in un deposito alla periferia di New Orleans: sono morti aspettando i soccorsi che non sono mai arrivati. E trentadue li hanno trovati davanti alla porta del pensionato Santa Rita, a Chalmette in Louisiana, circa trenta chilometri da New Orleans, nello stesso punto dove sono stati soffocati dall'acqua. Anziani, povere anime abbandonate. Una decina di sedie a rotelle sono radunate davanti all’ingresso dove hanno atteso invano che qualcuno si ricordasse di loro. All'interno dell’ospizio, sessanta persone in tutto, dove l'acqua ha raggiunto l'altezza del tetto ci sono ancora i segni dei loro disperati tentativi di sopravvivere. Una tavola spostata contro una finestra. Un divano contro una porta. Una sedia a rotelle usata per rinforzare la chiusura di un'altra finestra. Nessuno si è ricordato di quei vecchietti, non c’era piano di evacuazione per loro e quando è scattato l’allarme ormai era tardi. Quando si è anziani si va via senza far rumore, per non disturbare nessuno.
Ma ci sono altre storie che danno il voltastomaco. Come quella di David Shand e Matt Udkow, due sottotenenti piloti, della base navale di Pensacola, in Florida. Hanno appena consegnato rifornimenti a una base del Mississippi rimasta senza elettricità quando tornando alla base ascoltano via radio le richieste di soccorso della guardia costiera. Senza pensarci due volte puntano i loro elicotteri H3 sul posto, atterrano sui tetti, caricano a due alla volta i sopravvissuti intrappolati dall’acqua, li depositano al vicino aeroporto Lakefront, vanno persino a cercare due ciechi rimasti prigionieri al buio nel proprio appartamento. Strappano dal fango almeno un centinaio di persone, gli devono la vita, piangono quando li vedono volare via. Ad aspettarli al rientro c’è il comandante della base Michael Holdener. Li vuole ricevere di persona. Ma non per premiarli. «Piace a tutti giocare a fare gli eroi - attacca a muso duro - ma nessuno si può permettere di prendere iniziative senza la mia autorizzazione». Morale: puniti. Uno dei due, Udkow, è stato trasferito al canile di Pensacola. Ci sono coccodrilli dappertutto a New Orleans, anche al comando delle basi militari.

E non piangono nemmeno una lacrima.

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