In migliaia fuggono a piedi in Libano

Per migliaia di siriani il villaggio di Tall Sakher, nel profondo nord del Libano, è diventato nelle ultime ore sinonimo di speranza: dalla notte scorsa lo hanno raggiunto in tanti, passando sul piccolo ponte sul ruscello Nahr All Khabir, che lo separa dalla regione siriana di Homs, e dai carri armati del regime di Damasco che da settimane stanno soffocando nel sangue le «manifestazioni per la democrazia». «Un fiume di disperati. Prima poche decine, poi un fiume in piena. In 24 ore ne sono arrivati oltre 2.500, forse 3.000», dice il Muktar di Tall Sakher, il «sindaco» Mashur Salim, indicando il ponte alla cui estremità l’esercito libanese ha un posto di blocco presidiato da una decina di soldati. Non è un vero valico di frontiera. È solo un punto di passaggio, non ufficiale che, dalla parte siriana, il Mukhabarat, ovvero i servizi segreti, ha abbandonato ieri dopo una scaramuccia a colpi di arma da fuoco arrivati dalla parte libanese. E in poco tempo e in molti ne hanno approfittato, visto che i libanesi hanno deciso di non creare difficoltà «per motivi umanitari». Ma la rivolta in Siria non si ferma.

Oggi sono attese in piazza migliaia e migliaia di persone per un nuovo «venerdì della collera». A cui il regime lancia un chiaro avvertimento, per bocca del ministro dell’informazione Adnan Mahmud: siamo «determinati a ristabilire l’ordine».

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