Un minuto di raccoglimento chiesto da Romano La Russa, arrivato al suo ultimo giorno da coordinatore provinciale del Pdl, per ricordare i martiri delle foibe. Umiliati dal sindaco Giuliano Pisapia con una cerimonia in cui gli esuli istriani non hanno nemmeno potuto parlare. Nella notte finalmente la conta dei voti. Con lallungo della «grande alleanza» che ha appoggiato lex an Sandro Sisler e lorgoglio delluomo solo, Guido Podestà. Al di là del risultato finale, la dimostrazione che ci vogliono due protagonisti per raccontare una bella storia. E anche il futuro di un partito come il Pdl che proprio dalle ceneri della sconfitta di Milano vuol ripartire. E così è stato congresso vero. Aspro. Con i conti tra i big per la prima volta regolati davanti a tutti. Duelli rusticani che però mai hanno travalicato i confini di buongusto e buon senso. In 4.378 (su 17.161 tessere) sono arrivati ieri fino allalbergone di Pero per votare il nuovo coordinatore provinciale. E togliere definitivamente al Pdl la scomoda e anche ingiusta definizione di partito di plastica. Perché quello celebrato ieri sotto la presidenza di garanzia del coordinatore nazionale Denis Verdini è stato un congresso vero. Dove per la prima volta il precetto del segretario Angelino Alfano «una testa un voto» è stato applicato anche allelezione dei vertici. E il dibattito dal palco è stato fin troppo acceso. Non tanto nelle quattro mozioni dei candidati (Guido Podestà, Sandro Sisler, Marco Flavio Cirillo e Alberto Villa), ma negli interventi dei maggiorenti del Pdl, rigenerati dalla possibilità di parlare finalmente di fronte a una platea di militanti-votanti. Perché il politico, se è di razza, vive di agonismo. Come il campione. Infuocato il duello con Mario Mantovani, a cui Podestà rimprovera la gestione di «un partito che in otto mesi non ha trovato il tempo di fare unanalisi della sconfitta di Milano». Durissima la replica. «Al Pdl - contrattacca Mantovani che è anche primo cittadino di Arconate - non servono le sommatorie di incarichi. Per tornare a vincere cè bisogno di più contatto con i sindaci e i cittadini». Podestà, allora, si propone come un «allenatore con esperienza», perché «serve un cambio di marcia, se eravamo al 37 per cento e ora secondo i sondaggi siamo al 22, cè stata una perdita importante». E accusa. «Tanta gente non ha ricevuto la lettera o lsms, molti non vanno su internet: il partito non può pensare di organizzare un congresso con tante defaillances». Risposta di Mantovani: «Il presidente di una istituzione rappresenta tutti. Secondo me un buon presidente ha altre cose da fare». Già nei panni del coordinatore, invece, un più ecumenico Sisler. Difeso da Ignazio La Russa: «Credo sia indispensabile aggiungere alla classe dirigente nuova linfa». In prima fila lex sindaco Gabriele Albertini.
La candidatura a coordinatore cittadino? «Non credo che ci sia alcuna intenzione da parte del partito di candidarmi - spiega - E io non sono mai stato uomo di partito, non credo sia un ruolo adatto a me». Se ne parlerà al congresso fissato per il 25 febbraio, ma probabilmente spostato al 3 marzo. Fra i votanti Silvio Berlusconi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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