Migliaia di processi a rischio per i tagli decisi dal ministero

Bloccati i fondi destinati alle trascrizioni. I pubblici ministeri non hanno più a disposizione le copie «cartacee» degli atti

Migliaia di processi a rischio per i tagli decisi dal ministero

A piazzale Clodio la paralisi è dietro l’angolo. A rischio di restare inevasa è la domanda di giustizia «comune», quella del cittadino che ha subito il furto del cellulare, una rapina, una violenza. Ma a rischio sono anche i cosiddetti grandi processi che vedono coinvolti, ad esempio, banche e migliaia di risparmiatori.
La spada di Damocle che pende sul funzionamento della giustizia, stavolta, è il blocco dei fondi a Roma per le trascrizioni. Le copie degli atti che fino a qualche mese fa erano a disposizione, oltre che del Tribunale anche del pubblico ministero, ora non lo sono più per i pm. Che significa? Semplice: l’esito di migliaia di processi, sia davanti al giudice monocratico, sia collegiale, sarebbe a forte pregiudizio proprio per il taglio dei fondi che il ministero della Giustizia assegnava, ad esempio, per lo «sbobinamento» delle dichiarazioni testimoniali, per le copie di atti che giungevano «in automatico» all’ufficio del pm e poi nel fascicolo in dibattimento.
In seguito al nuovo contratto stipulato da via Arenula con una società di trascrittori, questi ultimi, come ha segnalato lo stesso procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara al ministero, non trasmettono più la copia delle trascrizioni dei verbali di dibattimento alla stessa procura. Il nuovo contratto prevede infatti che gli atti siano comunque a disposizione del pm attraverso un portale, a cui ha accesso il giudice del tribunale, per poter essere «scaricati».
Ma sembra che anche l’accesso al portale, per motivi di budget, sia impossibile per i pm costretti così a chiedere di volta in volta copia cartacea (ma la carta è, a piazzale Clodio, preziosa quanto l’oro di questi tempi) allo stesso Tribunale. L’indirizzo web, infatti, non è previsto per l’ufficio della procura né per il suo personale di segreteria. «Il collegamento - spiegano a piazzale Clodio - non è mai stato attivato per motivi di spesa. Tribunale e ministero su questo si rimpallano la responsabilità». E cosi, da «separati in casa» dai cugini del Tribunale, da questo inizio di febbraio - la situazione di crisi è cominciata a novembre - i pm si cominceranno a trovare in aula, sia monocratica sia collegiale, senza possibilità di consultare la trascrizione di testimonianze, con il rischio di non poter concludere in sede di dibattimento, con una richiesta di condanna o chiedere l’assoluzione. Salvo, come ha già fatto qualcuno, a mettere a disposizione la carta per le copie comprandola di tasca propria.
Il procuratore Ferrara ha sollecitato il ministero ad intervenire «rappresentando la gravità della situazione». E dire che la procura di Roma ha già stretto la cinghia uniformandosi all’austerity telematica voluta da Clemente Mastella: basta dare un’occhiata alla progressiva riduzione di fondi destinati da via Arenula ai circa 90 pubblici ministeri di piazzale Clodio: «Siamo passati - spiegano dal palazzo di giustizia - dai 358mila euro del 2004, ai 150mila nel 2005 e agli appena 68mila del 2006. Il consumo di carta per fotocopie e atti è passato dalle 70/80mila risme ad anno a 22/23mila». Parsimonia di mezzi (per tacere dei pc portatili vetusti e messi in soffitta dai pm) che, statistiche alla mano, non avrebbe impedito lo sforzo di produttività della procura di Roma che si vanta di non aver mai derogato al principio dell’obbligatorietà dell’azione penale perseguendo il furto di cellulare come il terrorismo: in un triennio si sono smaltite un milione di informative di reato con un arretrato «evaso» di 15mila procedimenti.

«Dispiace dover constatare l’ennesima disfunzione di natura burocratica che rende vani gli sforzi di un ufficio impegnato a non gerarchizzare le notizie di reato - spiega Paolo Auriemma, pm e presidente dell’Anm Lazio - spero che qualcuno trovi rimedio».

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