Milagro Ortells Gimeno

Così come accade da noi, anche in Spagna certe cose possono dirle solo gli intellettuali di sinistra. Meglio: cose a destra risaputissime, diventano novità sconvolgenti e tengono clamorosamente banco sui media se ammesse a mezza bocca da qualcuno di sinistra. Infatti, in Spagna c’è voluto uno storico di estrema sinistra, Pio Moa Rodriguez, per infrangere il mito della guerra civile del 1936 come titanica lotta tra fascismi e democrazie. Invece fu uno scontro tra due dittature, una delle quali sostenuta da Stalin. Contro chi aveva cercato di cancellare la monarchia ed ora cercava di cancellare la religione partì l’«alzamiento» dei nazionalisti. Quest’ultimo fu causato e non causa, venne dopo e non prima delle stragi di cattolici, la distruzione di chiese e conventi, le suore stuprate e arse vive, le tombe profanate e perfino le statue di Cristo crivellate di proiettili (con tanto di fotografo a immortalare la scena). Pur di mettere una pietra sopra a tutto questo e cercare di favorire la riconciliazione postuma tra spagnoli, al tempo di Paolo VI i processi canonici dei martiri del 1934-36-39 erano stati messi in sordina. Poi, giudicando i tempi ormai maturi, con Giovanni Paolo II erano ripresi. Ma anche in Spagna c’è un «passato che non vuole passare» e le recenti leggi del governo Zapatero «sulla memoria» lo dimostrano.

Ma c’è anche una memoria cattolica, e ci fa chiedere qual fosse la pericolosità sociale e politica di una cinquantaquattrenne clarissa cappuccina di Valencia, Milagro Ortells Gimeno, uccisa nel 1936. Ma, già: si chiamava Milagro, «miracolo».

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