Milan a caccia del settebello «Ora lo scudetto è un dovere»

Il sabato del villaggio di Massimiliano Allegri è dolce. Il mezzo passo falso dell'Inter a Brescia affievolisce i dolori Champions e consegna al suo Milan l'occasione di allungare, a più sette, sui cugini nerazzurri. Ma come insegna Leopardi, occhio a non illudersi. Il dì della festa non sempre rispetta le attese della vigilia. Il tecnico livornese deve aver studiato il poeta di Recanati, tanto da non fidarsi del piccolo Bari, avversario nell'anticipo delle 12 e 30. «Le partite vanno giocate sul campo. I pugliesi hanno fatto bene con la Lazio e con l'Udinese nelle ultime due trasferte. Hanno perso, ma avrebbero meritato di far punti. Ecco perché servirà il giusto approccio e l'intensità dei giorni migliori per vincere».
Attenzione allora al Bari, cenerentola della serie A, che forse neanche un tocco di bacchetta magica saprebbe trasformare in principessa al grande ballo del Meazza. Nella famiglia reale rossonera, però, non ci sarà il principe Boateng. Kevin Prince salta il pranzo con i galletti di Mutti, così come Jankulovski e Oddo, non convocati da Allegri.
Anche un successo sul Bari, però, non chiuderebbe il discorso scudetto. Lo chiarisce subito il tecnico. «Abbiamo il dovere di allungare in classifica, ma anche vincere non sarà decisivo. Il campionato è ancora lungo e abbiamo un calendario difficile. Certo, siamo in vetta e vogliamo rimanerci».
L'allenatore dice di conservare due dubbi di formazione, anche se in realtà potrebbero essere tre. In difesa, chi sulla sinistra tra Antonini e Zambrotta? A centrocampo invece Merkel, Flamini ed Emanuelson lottano per una sola maglia da titolare. Davanti sono sicuri di giocare Pato e Ibrahimovic, su cui Allegri non cambia idea («Resto convinto che sia la sua miglior stagione») nonostante l'ennesima delusione europea dello svedese. La logica affiancherebbe loro Robinho, ma il brasiliano ha speso molte energie con il Tottenham e potrebbe rifiatare. Leggendo tra le righe, la conferma arriva dalle parole di Allegri.
«Ho pensato di far riposare Ibra, così come Robinho. Hanno giocato tanto ed è logico che affiori un po’ di stanchezza. Ecco perché saranno fondamentali i giocatori che hanno disputato meno partite sinora». La lista delle forze fresche è lunga: da Pato a Cassano, passando per Seedorf e finendo con Flamini. Calcolato che Ibrahimovic resta fuori solo quando lo decide lui (e cioè mai), possibile che sia Binho a riposare. Lanciando Cassano o Seedorf nel ruolo di trequartista.
Proprio al barese Allegri dedica parole al miele. «Sono contento di quello che sta facendo Cassano. Forse poteva giocare di più, ma non dimentichiamo che arrivava da due mesi d'inattività. Però quando è sceso in campo è stato decisivo in più di un'occasione». Anche su Seedorf, zuccherini. «Le sue lacrime dopo l'eliminazione in Champions? Ha fatto una grande partita, era rammaricato come tutti noi. Non è detto che sia la sua ultima partita in Europa con la maglia rossonera».
L'olandese forse non sarà più a Milanello, ma per Allegri l'appuntamento con la coppa dalle grandi orecchie è sicuramente rimandato all'anno prossimo. Anche se uscire così presto dà grande amarezza. «Nel doppio confronto con il Tottenham abbiamo sbagliato qualcosa. Ma mercoledì sera non si poteva fare meglio. È mancato solo il gol. Avessimo avuto tutta la rosa a disposizione, magari…».
I rimpianti europei lasciano però spazio al campionato. Il vero obiettivo stagionale. Il presidente Berlusconi lo ha detto senza troppi fronzoli: il Milan deve riportare in via Turati lo scudetto. Lo ripeterà probabilmente anche questo pomeriggio al teatro Manzoni dove si festeggeranno i 25 anni della sua presidenza rossonera (Leonardo, invitato come ex allenatore, ha declinato). Allegri raccoglie la sfida e rilancia. «Abbiamo il dovere di provare a vincere il titolo e pure la coppa Italia».

Perché, se il Milan è stato sfrattato temporaneamente da quella che Adriano Galliani ha definito "la casa naturale" dei rossoneri, nei confini nazionali la storia è tutta da scrivere. Allegri lo sa bene: in fondo anche Sacchi cominciò da qui prima di conquistare il mondo.

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