Milan che spreco! Ma è quasi fatta Robinho non sbaglia il gol scudetto Binho e Cassano riscattano gli errori con l’azione decisiva Seedorf e Abbiati sono i veri santi protettori della squadra

Un altro calcio è possibile. Un calcio diverso da quello visto lo scorso anno quando i tifosi della Lazio, in occasione della partita contro l’Inter - che, in caso di risultato positivo dei biancazzurri, avrebbe di fatto assegnato lo scudetto alla Roma - tifarono contro la propria squadra, alzando i cartelli sarcastici «Oh, no» ad ogni gol dell’Inter e prendendo di mira pesantemente il portiere Muslera che aveva l’unica colpa di fare il suo mestiere e parere i tiri che gli arrivavano dai nerazzurri.
Ecco, a Genova, domenica scorsa e ieri, è andato in scena un altro film. Identico nel primo tempo, con i gruppi di tifosi organizzati, quelli della Gradinata Nord, il cuore del cuore del tifo rossoblù, che hanno esposto sia a Pegli al campo di allenamento, sia alle partite, lo striscione: «Mandiamoli in B. I tifosi del Genoa». Quasi superfluo precisare chi fossero i «li» del suffisso della prima parola dello striscione: ovviamente si trattava della Sampdoria, da troppi anni disabituata alla serie cadetta per i gusti genoani.
Soprattutto, il presidente sampdoriano Riccardo Garrone, con le sue esternazioni dello scorso anno sul Genoa definito una «premiata macelleria», non aveva fatto moltissimo per farsi amare dall’ambiente rossoblù. Anzi, in molti, non vedevano l’occasione di fare macelleria sì, ma dei sogni doriani. Fra l’altro, l’occasione era delle più propizie, visto che il calendario mandava a Genova, una dietro l’altra, prima il Brescia e poi il Lecce, cioè le due squadre più direttamente invischiate nella battaglia per non retrocedere insieme alla Sampdoria.
E sarebbero bastate due sconfitte consecutive del Genoa - di fatto già quasi salvo matematicamente - per inguaiare nel peggiore dei modi i cugini. Due sconfitte che non avrebbero mandato in depressione i tifosi rossoblù, anzi.
E invece. Invece, sia il presidente Preziosi, sia il tecnico Davide Ballardini, sia i giocatori - nonostante in città non si parlasse d’altro e nonostante i gol rossoblù siano stati accompagnati anche da mugugni e ululati e non solo da applausi - hanno dato il massimo. Giocando bene e onorando la maglia e il campionato. Risultato: due vittorie su due con Brescia e Lecce e un oggettivo aiuto alla derelitta Samp.
Ma c’è da giurare che i rossoblù tenteranno di accontentare ugualmente i loro tifosi anche per quanto riguarda il «mandiamoli in B».

L’occasione, fra l’altro, è perfetta: la sera dell’8 maggio si gioca il derby.
Insomma, è una bella storia che fa onore a Ballardini e al Genoa. Sperando di non doverne più raccontare una uguale come fosse un fatto straordinario.

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