Milano - «Abbiamo cantato noi per vent’anni, lasciamo cantare loro (l’Inter, ndr) adesso». La sparata di Massimo Moratti («avremmo vinto lo stesso anche senza il gol di Adriano, una volta finì 4 a 3 ma doveva finire 7 a 0») non raccoglie repliche in via Turati, dove il Milan vive il suo dopo-derby occupandosi di morti e feriti. Riferimento palese all’intervento chirurgico deciso per Nesta (va oggi sotto i ferri del professor Fornari presso la clinica La Madonnina, sarà operato alla schiena, carriera a rischio a questo punto), al recupero di Beckham (solo un colpo) e di Pato (indolenzimento muscolare) e alle notizie negative sul conto di Sheva (dopo ulteriori accertamenti ecografici è stato depennato dalla lista dei convocati), a conferma che contro la Reggina non rifiutò certo la panchina.
Galliani applica il vecchio consiglio cinese (mai dimenarsi troppo quando si è incudine) e sorvola anche sull’analogia tra il gol di Adriano e quello di Gilardino a Palermo seguito dalla squalifica del giovanotto in maglia viola attraverso la prova televisiva segnalata dal procuratore Palazzi. Eppure sono tanti, a sentire le voci di dentro, i messaggi di tifosi e pseudo-esperti che segnalano il doppiopesismo arbitrale tra il gol di Seedorf (contro la Reggina) annullato e il sigillo di Adriano nel derby, convalidato a dispetto del cambio di direzione.
In questo momento il Milan sceglie, consapevolmente, di portare la croce invece di cantare. E di pensare ai suoi vistosi guai, oltre che ai suoi limiti, concentrati in un solo settore, quello difensivo impoverito dallo scadimento di Kaladze (è solo questione del recente infortunio o c’è dell’altro?) e dall’anagrafe di Maldini, in difficoltà con la prepotenza fisica di Adriano. I gol subiti dai rossoneri in campionato, 25 da domenica notte, non si possono mettere sul conto di uno o due esponenti, né del portiere, come avvenne, per esempio, l’anno prima quando Dida diede segnali vistosi di cedimento fisico e caratteriale.
Questa volta Abbiati è scortato da giudizi positivi, oltre che dalla fiducia del gruppo, mentre Zambrotta è salito nella classifica del rendimento: solo Jankulovski, sorpreso dall’irruzione di Stankovic e la coppia Maldini-Kaladze non possono invocare la clemenza della corte. «Nel primo tempo e nei duelli in quota, ho visto la difesa abbandonata spesso al proprio destino», è stata la riflessione di Arrigo Sacchi, intervenuto sullo specifico argomento e capace di porre il quesito tecnico a Carlo Ancelotti, che pure è uno dei suoi allievi più affezionati. Ecco allora l’appunto emergere lineare come la sagoma di una basilica: il Milan non sa difendersi in gruppo (come fece ad esempio il Cagliari a San Siro applicando il fuorigioco sui palloni alti) e soffre in maniera particolare il gioco aereo dell’Inter. «Siamo una squadra bassa» è la riflessione ad alta voce dello stesso Ancelotti, consapevole dello score in materia, sui 25 gol subiti almeno la metà sono da attribuire ad attaccanti persi in area di rigore da tizio o da caio, ora uno ora l’altro.
E d’altro canto se, per qualche turno, Favalli è stato celebrato come il professore, vuol dire che si sono accumulati ritardi inquietanti in quel reparto, per motivi diversi.
Intanto per il ko subito da Nesta, poi per il tormentato inserimento di Senderos, quindi per la lunga assenza di Bonera (operato di ernia inguinale). Tra tante ombre, c’è uno spiraglio di luce: Thiago Silva, giovanissimo, è considerato uno super dai suoi connazionali oltre che dallo staff tecnico rossonero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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