Franco Ordine
Lecce, ah che dolor. Comunque vada, comunque finisca, Lecce resta la capitale dei rimorsi milanisti in materia di tricolore perso. Lecce intesa qui come riferimento alla sconfitta rimediata dal Milandue nella sera in cui la Juve a Treviso balbettò un pareggio senza gol e senza emozioni. «Nessuno può garantirmi che senza il turnover avremmo potuto chiudere con lo sprint contro il Lione» sostiene pragmatico Adriano Galliani che si trascina dietro qualche sospetto ma non può certo pubblicizzarlo. Perciò, invece di fare come Ancelotti che resta democristianamente sospeso tra un improbabile dispetto e la tensione per la coppa Campioni, Galliani, reduce dalla cena con Silvio Berlusconi, domenica sera, a casa di Fedele Confalonieri, si concentra sul secondo posto. E non ne vuole sapere di altri calcoli e di altri conti, di inseguimenti che conservano il sapore amarognolo della beffa. «Pensiamo al derby e al Barcellona» insiste Galliani, pronto a riferire al premier le ultimissime sul conto della squadra e dei recuperi più attesi, Maldini e Ambrosini i più attesi per la notte del derby, nessuna speranza per Stam invece, con Cafu che sta scaldando i motori. Lecce brucia ancora, allora, e neanche i numeri strepitosi dellattacco milanista contribuiscono a diluire la delusione in un misto di ammirazione e di sorpresa. Specie se si confrontano nellambito dellEuropa dove spiccano, ad esempio, le analogie con il Barcellona, capace di realizzare 106 gol complessivi contro i 102 del Milan, staccati tutti gli altri club, a cominciare dal Lione (quota 90) per passare alla Juve (85) fino allInter (79 reti), che resta dietro Chelsea e Liverpool. «Le cifre testimoniano della vocazione offensiva delle due squadre che si affrontano in semifinale, semifinale sbilanciata rispetto allaltra» chiosa Galliani che sullargomento non abbandona un suo cavallo di battaglia.
A proposito di vocazione, il Milan riesce a specchiarsi anche in unaltra graduatoria preparata dagli specialisti secondo la quale i 74 centri di campionato realizzati alla giornata numero 33 del torneo, sono il secondo miglior risultato della storia. Per recuperare un precedente del genere bisogna riportare indietro le lancette della storia fino alla stagione 61-62 e cogliere un parziale di 80 reti a favore di un attacco che contava sul collaudato Altafini (20 centri), sostenuto dal giovane Rivera (10 gol) e dalla meteora Greaves (9), poi rimpatriato a favore di Dino Sani. In quella stagione il Milan vinse lo scudetto e si preparò a vincere la prima coppa dei Campioni in carriera, lanno dopo, a Wembley, contro il Benfica di Eusebio. «Giocassi con Shevchenko e Kakà mi divertirei ancora adesso» gioca e scherza José Altafini, che ora fa il commentatore di Sky. Riflettori puntati sul derby e sulla corsa al secondo posto, allora. Con le ultimissime sul conto dellorario della sfida.
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