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Il Milan incassa una sconfitta da Champions

E la Juve, nonostante il pari, allunga ancora e va a più 9

Franco Ordine

nostro inviato a Lecce

A questo punto si possono riporre nel cassetto tutte le tabelle sull’inseguimento del Milan nei confronti della Juve. Non sono una cosa seria. E non solo perché ieri il distacco in classifica tra i due rivali si è accentuato invece che risultare diminuito. Meglio dedicarsi al secondo posto e puntare, se possibile, sul derby della vigilia di Pasqua che può decidere molti destini. Specie se si tiene conto dell’utilità della panchina, ieri sera bocciata miseramente dal confronto con il Lecce, non certo irresistibile. Se si salvano in due-tre, al massimo quattro, brutto segno. Non è una cosa seria neanche il Milandue, schierato a piene mani da Ancelotti per risparmiare le vitamine da utilizzare martedì sera contro il Lione. Perde secco, dopo aver tanto sprecato, e firma il secondo zero consecutivo che di questi tempi per il suo attacco è una specie di record negativo. È la prima volta che succede in questo lembo magnifico di Puglia e il Lecce, reduce dall’uno-due (sei punti raccolti in meno di una settimana) adesso può anche pensare di rendere almeno dura la vita alla concorrenza.
La sindrome di Lione sembra perseguitare il Milan e il suo attacco dei record anche a Lecce, nell’estremo sud. E non solo perché al primo appuntamento vero con il campionato (dopo il battesimo di Udine) si presenta un Amoroso francamente irriconoscibile rispetto alle più recenti esibizioni italiane e tedesche rimaste impresse nella memoria collettiva. Anche Gilardino, inseguito da qualche giudizio ingeneroso e impertinente, prova a liquidare subito i conti ma si ritrova al cospetto di un portiere, Sicignano, conosciuto nel Parma che ricorda ai più Coupet, il paratutto del Gerland. Due volte respinto in apertura di frazione, murato a metà tempo, tenuto al guinzaglio nel finale: così vanno le cose del calcio. Talune inadempienze in attacco fanno da contraltare alle lacune tradite dalla difesa dove il rientro a pieno titolo di Maldini coincide con la scoperta, inevitabile, delle lacune fisiche del capitano rossonero capace di sbagliare una serie di interventi su Vucinic che gli procurano anche il supplemento dell’ammonizione.
A furia di non trovare la porta e di concedere spazi eccessivi ai leccesi, il Milan va incontro al castigo più classico specie se gli capita di commettere uno sfondone in zona d’attacco mentre tutta la squadra, Maldini e Kaladze compresi, è alle prese con un improbabile assedio al fortino di Sicignano. Jankulovski sbava un cross che è un effettivo disimpegno a favore del Lecce, pronto a colpire col serramanico di Konan lanciato in gol da Vucinic sul filo del fuorigioco. Qui intervengono le correzioni postume della panchina con tre sostituzioni in corsa (Inzaghi, Cafu e Seedorf nella sequenza) dall’indecifrabile utilità. Da quel che si vede, solo Seedorf (missile da fuori area deviato in angolo da Sicignano), incarna l’orgoglio rossonero ma non riesce, da solo, a cambiare l’inerzia della serata. Gli manca la collaborazione essenziale di alcuni sodali, gli mancano le energie migliori venute meno e forse anche la voglia di mettere riparo alla sconfitta che chiude una striscia molto promettente (prima sconfitta nel girone di ritorno, prima dopo dodici risultati utili consecutivi) e denuda il gruppo a poche ore dalla resa dei conti in coppa Campioni. I curvaioli leccesi non riescono a far festa neanche in una occasione storica del genere: hanno un conto in sospeso con la famiglia Semeraro e non lo dimenticano neanche per celebrare il primo successo in serie A sul Milan.


Gli ultrà son così: se non sono matti, non li vogliono.

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