Il Milan passa subito. Doppietta del Papero che fa saltare la difesa nerazzurra ed espellere Chivu. Cassano entra, fa tris su rigore e si fa cacciare per due gialli in cinque minuti. Rossoneri a +5

Milano Avevano preparato un funerale di prima classe. Il Milan, il vecchio, caro, paralitico Milan, l’ha trasformato in un trionfo. Nella sera più attesa, la notte del derby decisivo, invece di subire il sorpasso ha dato una lezione all’Inter e a Leonardo, alla concorrenza napoletana che per due settimane hanno preso a sbeffeggiare il primo della classe. Non è stato un successo qualunque, è stata la risposta limpida e trasparente di un gruppo formato da uomini veri, oltre che da campioni stagionati e non. Senza Ibra, è salito alla ribalta Pato, fino a ieri poco presente nel tabellino dei marcatori del derby e finalmente protagonista, come già accaduto con il Napoli per esempio, o col Real Madrid l’anno passato. Sono le grandi sfide che eccitano e stimolano i veri campioni. Pato ieri ha dato una prova sublime: meriterebbe dieci in pagella per come ha trafitto al cuore la squinternata difesa nerazzurra, infilata da ogni parte, a destra e a sinistra. È stato abilissimo anche Allegri, condottiero chiacchierato per il rallentamento contro Bari e a Palermo. Deve averli caricati a pallettoni, visto quello che ha ottenuto: grande attenzione tattica e sfruttamento del contropiede. Con sapienza ha distribuito compiti e posizioni, con grande astuzia ha giocato sul contropiede per mettere in crisi il rivale e guadagnarsi un colpo di reni, in classifica, nel morale e che vale anche il gerovital per le prossime sette sfide. Per lo scudetto, possiamo scriverlo a questo punto.
L’Inter è stata tradita in particolare da Eto’o e Pazzini, i suoi attaccanti che nella parte migliore della sfida per i propri colori hanno mancato un paio di volte il pareggio. Poi nella ripresa la perdita secca di Chivu (fallo da ultimo uomo sapete su chi? su Pato, naturalmente) ha fatto saltare ogni schema, ogni intesa, ogni energia nervosa. E da quel momento il Milan ha quasi maramaldeggiato sull’Inter sfiorando più volte il rotondo risultato. Solo Julio Cesar ha evitato, due volte su Robinho, il castigo più pesante e feroce. Ilo 3 a 0 è maturato in fondo al derby, già deciso e orientato da Pato, grazie al rigore (fallo di Zanetti su Cassano) che il pibe di Bari ha realizzato senza neanche scomporsi un po’.
Il Milan è sempre più vivo e lotta ancora insieme con i suoi guerrieri. Van Bommel sembra un milanista da sempre, Seedorf è stata una vera genialata del tecnico livornese perché ha lavorato tanto e bene, distribuendo palloni e assist come ai tempi migliori. Peccato non sia arrivato in tribuna Silvio Berlusconi. Avrebbe assistito al miglior Milan della stagione, spettacolare, padrone del campo e anche del gioco, secondo la sua missione. E da domani può anche recuperare senza grandi angosce Ibrahimovic, con la squalifica scontata.
Leonardo passerà alla storia per il grande sconfitto del derby di ieri sera. È la sua Inter, troppo tesa ad attaccare e molto distratta in difesa, a risultare bocciata al culmine di uno strepitoso inseguimento. Eto’o e Pazzini han perso la sfida con Pato e Robinho, ne sono usciti ridimensionati, la sua difesa fatta a fette. Il Milan non ha perso mai il possesso del derby, dall’inizio alla fine, espressione di un dominio che risulta in discussione solo nella parte finale della prima frazione quando l’Inter si rovescia dalle parti di Abbiati schiumando rabbia. Due le golose occasioni a disposizione dell’attacco boom di Leonardo. Al resto ha provveduto Abbiati con uno scatto di reni che può ricordare il miglior Buffon, insomma una reazione da fuoriclasse. Pato è l’eversore che ha deciso tutto, da cima a fondo, perché così sanno fare i campioni con le stimmate del campionissimo quando è tempo di rialzare il capo e di prendersi le responsabilità che spettano a chi fa quel mestiere e ha l’ambizione dichiarata di iscriversi al club dei numero uno.
La ciliegina sulla torta è di Antonio Cassano, croce e delizia dei milanisti in festa che gli perdonano anche l’errore commesso alla fine, dopo il rigore del rotondo, netto, didascalico 3 a 0.

Il secondo giallo è uno scappellotto sulla nuca del barese che deve imparare e capire che San Siro è la sede dell’impero, la provincia è altrove e togliersi la maglia per un rigore, quello della consacrazione, è un esercizio inutile oltre che ormai superato.

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