Milano è un'ottima musa letteraria, almeno a giudicare dai titoli in mostra sugli scaffali queste settimane, libri pronti per essere consumati sotto l'ombrellone. Non stiamo parlando solo della «città di M», per citare il titolo della nota trilogia di Piero Colaprico, giornalista e scrittore che, meglio di altri, ha saputo interpretare in questi anni l'anima nera della nostra metropoli. E nemmeno dei gialli firmati anni fa, ma tutt’oggi ben venduti, di Gianni Biondillo, «il giallista di Quarto Oggiaro» (definizione che il diretto interessato odia e si capisce bene perché, se si scorre tutta la sua ricca pubblicistica). Nemmeno ci riferiamo alla signora italiana del giallo-rosa, quella Sveva Casati Modignani che, dalla sua magione in via Padova, sovente ha ambientato a Milano i suoi romanzi; e neppure della prosa, a metà tra il giallo e lo scanzonato, del meneghino Paolo Roversi.
Parliamo invece della Milano dei secoli scorsi, quella che si perde tra le reminiscenze scolastiche e che invece offre ricco materiale per la produzione letteraria attuale. Negli Stati Uniti ne vanno pazzi: in Texas vive una scrittrice, Diane Stuckart, con la fissa per il Rinascimento e per Leonardo: è finita che il genio di Vinci è diventato il protagonista di una vendutissima serie di gialli ambientati nella Milano del Quattrocento. L'ultimo della serie s'intitola La dama di Leonardo (Editrice Nord) ed è un noir ricco di precisi riferimenti storici che comincia nella torre del Castello Sforzesco. Perché una giovane dama di compagnia al servizio della contessa Caterina Sforza, figlia illegittima di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, si è tolta improvvisamente la vita gettandosi dalla torre del Castello? E perché un'altra sua servitrice muore in circostanze analoghe? Leonardo da Vinci, negli inediti panni di detective, è convinto che qualcuno voglia attentare alla vita della contessa e non si darà pace finché non avrà risolto il caso. È una Milano incantevole, descritta nei minimi dettagli dell'urbanistica e dello stile di vita, quella che accompagna il lettore fino alla soluzione del giallo intessuto dalla Stuckart. Così come struggenti sono le descrizioni del centro che Marta Morazzoni, insegnate di Gallarate (Varese) con alle spalle un Premio Campiello (Il caso Courrier, nel '97) e un successo internazionale con La ragazza col turbante, inserisce nel suo ultimo, milanesissimo romanzo. La nota segreta (Longanesi) narra di una vicenda che affonda le radici nella cronaca settecentesca: siamo nel convento di Santa Radegonda, a due passi dal Duomo, circa trecento anni dopo l'epoca di Leonardo. A metà del Settecento, vi si trova in clausura contro il suo volere (il riferimento alla monaca di Monza di manzoniana memoria è palese) Paola Pietra, giovane dotata di uno spiccato talento per la musica. Inutile dire che la bionda Paola non resterà in convento per molto e che proprio la suggestione del canto l’aiuterà a fuggire dal convento e a seguire per mari e per monti (letteralmente: da Venezia a Marsiglia, fino in Inghilterra) un sir inglese che diventerà il padre dei suoi figli. Intrighi diplomatici, rapporti burrascosi tra i diversi casati, per non parlare dei giochi di potere all'interno del convento: La nota segreta ci regala il sapore aspro e forte di una Milano attraversata dall'Illuminismo borghese ma pur sempre ancorata alle tradizioni.
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