La Milano armena di Sonia Raule

A Milano vi sono piccole comunità di immigrati - tra altre più sguaiate e invasive - che per raccontarle ci vorrebbe la penna di Giorgio Bassani piuttosto che di Pasolini o Walter Siti. La memoria di un passato difficile, se non drammatico, e lo stile di vita che vi si respira, anche nei contesti più poveri, avvicinano queste comunità a una dimensione «tardoborghese» che le mette bene in sintonia con l'anima meneghina. Tra di esse vi è certo l'ebraica, che conta settemila individui, ma pure l'armena, che supera di poco il migliaio in tutta la Lombardia. L'autrice e conduttrice televisiva Sonia Raule (al sua prima prova narrativa) e l'ingegnere spaziale Vasken Berberian hanno dedicato a quest'ultima un romanzo, Come sabbia nel vento (Sperling & Kupfer, pagg. 520, euro 18,90), che gli autori presenteranno oggi alle 18.30 alla Mondadori Duomo, insieme a Gian Arturo Ferrari, Paolo Kessisoglu, Paolo Mieli e Willy Pasini. Si tratta di un racconto che risolve in poche pagine il genocidio del 1915-16, sui cui molti hanno scritto, e che preferisce concentrarsi sull'Armenia post sovietica, territorio narrativamente poco frequentato. Uno Stato indipendente (dal 1991) ma «caduto in disgrazia» per le conseguenze del terremoto del 1988, per un'economia fragilissima non più sostenuta dall'Urss e per l'annoso conflitto con l'Azerbaijan per il controllo dell'enclave di Nagorno-Karabakh. «Un'indipendenza - ci dice Sonia Raule - costata davvero molto cara, come se la Russia avesse voluto in qualche modo castigare l'Armenia, e non solo nell'apparato industriale, che era buono, ma anche nella lingua e nelle tradizioni». Da tutto questo è in fuga la protagonista del romanzo, Lena Bogossiàn, sbarcata a Milano all'inizio degli anni Novanta e diventata baby-sitter presso la famiglia di Levón Faradiàn, personaggio di spicco della comunità.
In questa casa Lena - il cui nonno era stato salvato da una cuoca turca, in una delle sottotrame più «romanzesche» del libro - conosce Alice, moglie di Levón: amicizia tra donne che si fa presto condivisione di passato, presente e persino futuro (le due si troveranno alle prese con una grave malattia di Alice, oltre che con il suo matrimonio a pezzi).

Vi sono nel romanzo ambientazioni che piaceranno ai milanesi che amano fantasticare sugli «interni» cittadini: la Casa Armena di piazza Velasca, un appartamento di 130 metri quadrati dove, tra l'altro, ogni 24 aprile si ricorda il genocidio, o la Chiesa Apostolica Armena di via Jommelli, dove vengono celebrate le commoventi liturgie del cristianesimo armeno, con icone, incenso e candele. Ma troverete pure una straniante, quasi crudele, descrizione del Duomo.

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