Milano Il bene dal male

Da qualunque male nasce sempre un bene: ci credono cristiani e buddisti, nonni e zie, poeti e sognatori. Beati loro che ci credono, beato chi può scoprirlo da solo, lungo il percorso sconnesso di questa strana vita. Certamente saranno portati a crederlo in una famiglia milanese, che da fine settembre in qua può dire di aver vissuto dentro a una sublime parabola.
All'inizio, il male. Poco più di un mese fa, un caldo pomeriggio feriale. Piazza Durante, incrocio via Leoncavallo: un bambino di quattro anni, che chiameremo Andrea, mentre attraversa la strada sfugge di mano alla baby-sitter. Proprio in quel preciso istante arriva un'Alfa 147 vecchio modello: non è nemmeno il caso di dirlo, prende sotto Andrea e passa via senza fermarsi. Il gergo moderno ha acquisito da tempo il nome di questo nuovo mostro che si aggira per le nostre strade, di giorno e di notte, lungo statali e dentro le piazze, divorandosi pedoni sulle strisce, ciclisti inermi, badandi alla fermata del tram, bambini che sfuggono alle baby-sitter: l'abbiamo chiamato auto-pirata, metà macchina e metà uomo, sapendo per certo che la metà uomo non è quella della testa e del cuore.
Vittima innocente del brutale mostro, Andrea resta sul selciato, circondato dalla pietà e dal terrore della grande città. È vivo, ma sin dai primi momenti si teme fortemente di poterlo salvare. I soccorritori lo trasportano alla clinica De Marchi, dove le sue condizioni risultano molto serie. Subito avvertiti, i genitori sono distrutti: in momenti così, è piuttosto difficile credere che da qualunque male nasca sempre un bene. Da certi angoli tenebrosi, non si vede mai luce.
Nel frattempo, gli agenti della Radiomobile si buttano sulle tracce del pirata, riuscendo dopo lunghe e complicate ricerche a identificarlo: è un pregiudicato 35enne del Giambellino, milanese al cento per cento, meglio precisarlo bene, onde evitare le solite censure etniche. Ma in fondo non è questo il nocciolo e il senso della storia. Questa è e rimane l'incredibile storia di Andrea. È a lui che bisogna subito tornare.
Il piccolo geme in clinica, i pediatri si fanno in quattro per salvargli la vita. Mai immaginerebbero di dovergliela salvare due volte. Eppure è questo che succede. Doppio miracolo a Milano. Facendo un'ecografia al fianco del bambino, proprio il fianco colpito duro dalla 147 vecchio modello di quel galantuomo del Giambellino, i medici si accorgono di un duplice danno: c'è il trauma dell'incidente, ma c'è anche qualcos'altro di molto serio, che non c'entra nulla con l'investimento, ma che in un prossimo futuro avrebbe comunque troncato la giovane esistenza di Andrea.
Chiamiamola fatalità, chiamiamola coincidenza, chiamiamola con il nome giusto di destino: proprio grazie all'incidente, incredibile a dirsi, i medici scoprono il male oscuro di Andrea. Così, oltre a risistemarlo dalla terribile botta, lo operano al rene e risolvono alla radice il problema che sinistramente si era già annidato nel suo candido organismo.
A poco più di un mese da quel caldo pomeriggio in piazza Durante, angolo Leoncavallo, dalla clinica arriva la notizia più bella: Andrea sta bene, il doppio pericolo è passato. Nelle giornate delle alluvioni e delle tragedie fangose, c'è un lieto fine che risolleva il morale.

Da qualunque male nasce sempre un bene, sta a vedere che hanno ragione cristiani e buddisti, nonni e zie, poeti e sognatori. Se davvero è così vera questa legge di compensazione, a soli quattro anni, con tutto quello che ha già passato, Andrea può affacciarsi sul suo domani con un fiducioso sorriso.

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