Milano Clima sempre più caldo per la Lega in Lombardia. Dopo lo scontro fratricida al congresso di Varese, ieri sono arrivate anche le contestazioni a Renzo Bossi, il figlio del «Capo». Non dai militanti del Carroccio che a tanto non sono ancora arrivati, ma dai partecipanti a un presidio organizzato ieri mattina davanti al Pirellone, sede della Regione Lombardia, dalle rappresentanze sindacali dei metalmeccanici di alcune aziende in crisi.
Manifestazione organizzata dalle sigle sindacali Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Cub e Slai-Cobas.
Un picchetto che ha cercato di impedire ai consiglieri regionali di entrare dalla porta principale per partecipare alla seduta. Urla e lanci di uova che hanno colpito un po’ tutti, ma il più bersagliato è stato proprio Renzo «Trota» Bossi, accolto insieme al collega leghista Giosuè Frosio dalle urla «vergogna, buffoni». Sugli alberi di fronte al Pirellone uno striscione con la scritta «Ministeri, Provincia, Regione, difendete l’occupazione».
Per Bossi e gli altri consiglieri regionali è stato necessaria la scorta delle guardie giurate che li hanno fatti accedere al grattacielo da un ingresso secondario. Tra le urla e gli insulti dei metalmeccanici. Un presidio che ha poi messo in allarme gli addetti alla sicurezza che, per timore di possibili irruzioni, è arrivata a chiudere per alcuni minuti tutti gli ingressi.
Inevitabile per Bossi, una volta entrato, rispondere alle domande dei giornalisti sull’autunno caldo del Carroccio e sul video girato da un militante (ormai un cult su internet) che ha mostrato quanto ormai si sapeva, l’insanabile spaccatura all’interno del movimento tra fedelissimi al Capo e maroniani. Con, alla fine, il ritiro dei due concorrenti e la contestatissima elezione del segretario provinciale di Varese, il bossiano Maurilio Canton.
«Se qualcuno non è più d’accordo con il progetto della Lega e con il segretario federale Umberto Bossi - ha spiegato il figlio Renzo -, ci sono mille altri partiti e movimenti da poter costituire». E sulle presunte liste di epurandi? «Chi non è d’accordo, entri in altri partiti», ha tagliato corto. Mentre papà Umberto affrontava lo stesso argomento parlando a Roma con i cronisti a Montecitorio. Una ricostruzione pulp, in perfetto stile Senatùr. «An aveva messo dentro» la Lega «un po’ di gente.
Il segretario provinciale che ho mandato via, aveva dato la tessera a un po’ di gente di An e la base ha chiesto di farli andare via». Le immagini del video che sembrano raccontare tutt’altra realtà e un dibattito diciamo così piuttosto acceso tra i militanti leghisti? «Qualcuno ha preso quattro sganassoni perché aveva il braccio teso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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