Londata di sbarchi stavolta non riguarda le coste della Sicilia ma la pista di Malpensa. Secondo i dati della Caritas Ambrosiana, che ha seguito nel percorso dalla prima accoglienza allintegrazione i rifugiati o richiedenti asilo politico, in un biennio gli arrivi in Lombardia sono triplicati. Piovuti dal cielo qualcosa come 2.298 immigrati, il 300 per cento in più rispetto alla media. Per loro, come tiene a precisare don Roberto Davanzo, immigrazione fa rima con disperazione: «I rifugiati sono un sottoinsieme del fenomeno migranti e non va fatta confusione: scappano da persecuzioni o catastrofi e solo in un secondo momento chiedono casa e lavoro». In Lombardia la Diocesi di Milano gestisce il 65 per cento dei posti letto messi a disposizione dallo Stato tramite le cooperative del consorzio «Farsi prossimo». E con «Cittadini possibili» è riuscita a condurre sulla strada dellintegrazione 205 soggetti provenienti da situazioni di grave disagio, stipulando borse-lavoro, alcune sfociate in contratti di assunzione. Ma la vera emergenza resta quella abitativa. Milano ha vissuto ripetuti occupazioni e sgomberi fino al 2007. Prima lo stabile dismesso in via Lecco, quindi la polveriera di viale Forlanini, infine lex scalo Vittoria, per un totale di 700 disperati in cerca di soccorso. Il pericolo di intrusioni, comunque, è sempre dietro langolo, come dimostra il rapporto consegnato in Prefettura dalla polizia locale in cui compaiono gli indirizzi di unottantina di aree critiche.
Considerevole lo sforzo dei Servizi sociali di Palazzo Marino nel rispondere alle richieste di aiuto. Soltanto lanno passato si sono rivolti allo Sportello rifugiati 1.671 stranieri per ottenere consulenze sociali e giuridiche; per alcuni di loro si è reso necessario un intervento più complesso. Intanto - da via Novara a via Gorlini - sono stati 358 gli ingressi su un totale di 517 immigrati transitati nei centri daccoglienza. «Siamo di fronte a continui e crescenti arrivi - evidenzia lassessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli -. Con questi numeri è difficile garantire a lungo lattuale regime di protezione. Come allo scalo di Porta Romana, già ai limiti della capienza. Chiediamo che tutte le istituzioni facciano la propria parte. Una programmazione ampia delle presenze anche nellhinterland, con gruppi etnici più ridotti, ci consentirà di rispondere meglio alla forte domanda. Ma - aggiunge la Moioli - ciò non ha niente a che vedere con la questione rom. Parliamo di soggetti con permesso di soggiorno per motivi umanitari».
Proprio sugli irregolari si rinnova lo scontro tra la Diocesi e il Comune. Lappello di don Davanzo: «Bisogna evitare di criminalizzare limmigrazione clandestina, non è la soluzione efficace per la sicurezza dei cittadini. Trasformare i Cpt in strutture detentive pone molti punti interrogativi».
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