Milano - Che tipo fosse Luigi Einaudi, presidente della Repubblica dal 1948 al 1955, emerge benissimo da un ricordo di Ennio Flaiano. Inviato a colazione al Quirinale con Vittorio Gorresio e un altro paio di colleghi, al momento della frutta il cameriere portò su un vassoio delle pere. Einaudi ne prese una e disse agli altri commensali: «Chi la vuole dividere con me?». Commenterà anni dopo lo scrittore: «Era ancora l’Italia delle pere spartite, poi sarebbe arrivata quella della spartizione delle pere e di tutto il resto...».
Adesso, nel sessantesimo anniversario della sua elezione a Capo dello Stato, il Palazzo della Ragione a Milano ospita questa imponente mostra, che si inaugura oggi, dal titolo «L’eredità di Luigi Einaudi. La nascita dell’Italia repubblicana e la costruzione dell’Europa» (sino a domenica 25 gennaio 2009). E l’occasione è perfetta, come osserva il nipote Roberto Einaudi, figlio del fratello primogenito di Luigi, Mario, per fare il punto non solo su una delle più figure più carismatiche del nostro Paese, vero e proprio «padre della Patria», secondo la definizione di uno dei suoi successori, Carlo Azeglio Ciampi, ma anche su un intellettuale che ha fatto conoscere il liberismo agli italiani e il liberalismo alla nostra classe politica. Curata da Roberto Einaudi, la mostra ne ripropone la figura di economista, professore alla Bocconi, viticoltore nel suo podere di Dogliani, raffinato collezionista di libri rari, giornalista alla Stampa, al Corriere della SeraEconomist e all’, governatore della Banca d’Italia.
Opere d’arte, fotografie, testimonianze inedite e oggetti quotidiani, compreso, ricorda il nipote, «il bastone da passeggio donatogli da una mezzadra dopo l’incidente che lo rese zoppo a 45 anni» documentano le diverse fasi della sua vita e concorrono anche alla ricostruzione della nostra memoria storica. Per l’occasione sono stati anche ricreati i suoi tre studi: quello alla Banca d’Italia, dove progettò la stabilizzazione della lira; quello al Quirinale, dove si fece garante della vita democratica nella risorta Italia repubblicana; lo studio-scala di San Giacomo in Piemonte, ideato per lui dalla moglie Ida e luogo prediletto di riflessione.
Il percorso dell’esposizione si articola in più sezioni, coordinate da Pierluigi Ciocca che abbracciano un arco di tempo che dalla fine dell’Ottocento (Luigi Einaudi nacque a Carrù nel 1874) arrivano al 1961, anno della morte.
Un documentario curato da Luca Einaudi e Nicoletta Leggeri, in collaborazione con l’Istituto Luce ricostruisce visivamente, grazie anche all’utilizzo di fotografie in movimento un vita intellettuale piena: dall’amicizia con Croce e Gobetti alla stesura delle sue Prediche inutili, dall’elaborazione del pensiero federalista alla passione per l’Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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