Milano chiude, golosi di corsa verso Concesio

Aperte le pizzerie, l’alternativa è il Miramonti l’altro in Val Trompia: magie francesi in salsa bresciana

Milano chiude, golosi di corsa verso Concesio

nostro inviato a Concesio
Tutti no, certo che i ristoranti che a Milano vanno per la maggiore pian piano chiuderanno e più ci si avvicinerà a Ferragosto e più sarà un problema godere di una signora cena e sarà il trionfo della pizza grazie alla catena Rossopomodoro, rossopomodoro.it, sempre aperto a pranzo (fino alle 15) e cena (fino a mezzanotte) per ferie (quelle degli altri). Idem I Frantoi Celletti & Cultivar in via Zuccoli angolo via Gluck, 02.66983712. Sono eccezioni perché in genere sarà tutto improbabile, meglio uscire dalla città e puntare verso il buono che la Lombardia sa offrire.
Una meta una? Concesio, 218 metri sul livello del mare, tra la Franciacorta, Brescia e la Val Trompia con le sue miniere dismesse (ma visitabili) e i produttori di Bagoss, il formaggissimo di Bagolino oltre il passo della Maniva e prima del lago d’Idro. Concesio è il paese natale di papa Paolo VI, del quale mercoledì prossimo ricorrerà il trentennale della morte, ma è anche, a livello ben più prosaico, il posto di un ristorante unico nel panorama italiano e non perché ad agosto non chiuderà per ferie, se non a pranzo nei giorni feriali quando il sole a picco tiene i più a casa o in ufficio, in piscina o al lago, in fondo non sono lontani nemmeno Iseo e il Garda.
Il Miramonti l’altro in località Costorio, telefono 030. 2751063, miramontilaltro.it, «l’altro» perché i coniugi Piscini, mamma Mary e papà Giuseppe, a metà anni Cinquanta avevano aperto a Caino, a metà strada tra Brescia e Idro, il Miramonti, lei in cucina e lui in sala. Un quarto di secolo dopo il raddoppio con un secondo locale, più a valle, più vicino al capoluogo, sempre il Miramonti perché non sei ancora in pianura, ma l’altro per evitare confusione. Mamma si mise ai fuochi, il figlio Mauro in sala e papà a fare la spola tra le due realtà, fino a quando decisero che era meglio concentrarsi su una sola dando in gestione la prima.
Oggi, pieno agosto, zero rischio nebbia e gelo, cento chilometri di strada veloce da Milano e sei bell’e seduto, magari in giardino, il Miramonti l’altro è una formidabile meta estiva per la storia che racconta, legata a due culture gastronomiche ben diverse, quella italiana, bresciana per la precisione che non prevede la parola leggerezza, tutto deve essere ben marcato, e quella francese perché quindici anni arrivò in cucina Philippe Léveille, bretone e come francese portato a capire lo spessore del palato bresciano.
Oggi non solo Philippe è cognato di Mauro Piscini per via del matrimonio con la sorella Daniela un lustro fa, ma è anche l’artefice di una carta che regala emozioni lungo diversi assi spazio/tempo.

Tre menù degustazione (75, 80 e 110 euro, che diventano 90, 110 e 130 con i vini in abbinamento) e tante idee alla carta, un mosaico nel quale un emozionante Caldo-freddo di cavolfiori e aringa, un’idea di Philippe, può precedere due primi che arrivano dal passato dei suoceri: il Risotto ai formaggi di montagna e le Farfalle con frattaglie di capretto e tartufo nero. E se il Crescendo di agnello è una sinfonia francese, i due carrelli dei formaggi sono un inno di Mameli. Il debole di Léveille? Il Gin fizz...

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