
È stato un consiglio comunale ad alta tensione dentro e fuori dall'aula. In piazza il comitato delle Famiglie Sospese, alcune decine di esponenti di Cambiare Rotta, Potere al Popolo, Cub e Rifondazione comunista che si sono presentati con cartelli inneggianti le dimissioni del sindaco. Una protesta culminata con le forze dell'ordine in assetto antisommossa che hanno impedito che i comitati forzassero il blocco ed entrassero in Comune per protestare.
La seduta si è aperta con la comunicazione di Beppe Sala che in oltre mezz'ora di discorso si è autoassolto - "Le mie mani sono pulite. Non esiste una singola azione che possa essere attribuita a mio personale vantaggio" - senza tracciare la tanto attesa road map da qui ai prossimi 18 mesi e il cambio di rotta invocato dal Pd, e senza sopratutto rispondere alle domande che partiti dell'opposizione gli hanno posto. Mentre parlava, con voce tesa e volto indurito da giorni di passione appena trascorsi, il sindaco è stato interrotto più volte. "Al consigliere Enrico Marcora (che ha diffuso un'immagine che lo ritraeva con i calzini arcobaleno e la divisa da carcerato, ndr) voglio dire che ho segnalato il suo gesto ai vertici del suo partito. Se le farà fare carriera, vorrà dire che condivide e appoggia il suo comportamento...". "È una minaccia?" ha replicato stizzito Marcora: "Era satira, lei è un piccolo sindaco". A seguire l'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, in modo lapidario, ha annunciato le sue dimissioni. Ma non una parola è stata spesa dal sindaco sulla figura che sostituirà l'assessore e che dovrà portare avanti il nuovo pgt, uno dei cardini dell'amministrazione Sala.
"La maggioranza di centrosinistra ha dimostrato, ancora oggi, di essere completamente disomogenea in merito alle grandi sfide che aspettano Milano. Prepariamoci al peggio" ha commentato Riccardo Truppo, capogruppo FdI a Palazzo Marino che ha ribadito le 5 domande rimaste senza risposta: il futuro dello stadio, la costituzione come parte civile del Comune nei processi sull'urbanistica, la cancellazione dei nomi dei finanziatori della campagna elettorale di Sala, il pgt e lo sblocco degli uffici dell'edilizia. Domande legittime che i consiglieri di opposizione, ma anche di maggioranza, si aspettavano per poter traghettare insieme il Comune fino al 2027. Il consigliere (Fi) Gianluca Comazzi, garantista della prima ora, ribadisce: "Ha ancora la forza per governare questa città? Milano ha bisogno di risposte operative, non di propaganda né di alibi". Così Silvia Sardone, vice segretario della Lega: "Volevamo un passo indietro perché ormai i disastri di questa giunta si moltiplicano giorno dopo giorno. Invece per i prossimi due anni l'amministrazione continuerà a vivacchiare costringendo Milano a rimanere ferma tra degrado, insicurezza e qualche follia green".
A fare quadrato attorno al sindcao il Pd: "Con sala il Pd c'è" sentenzia il segretario cittadino Alessandro Capelli, mentre la capogruppo Uguccioni ribadisce: "Dobbiamo aprire una fase nuova. Nessuno vuole passare questi ultimi due anni a vivacchiare, saremmo un insulto allo spirito ambrosiano. Sfruttiamo questa bufera per rilanciare la nostra azione". Ma la sensazione che serpeggia tra i banchi è che, al di là delle dichiarazioni, non ci sono contenuti concreti che raccontino il New Deal "di sinistra" della giunta. "Non mi sembra che il sindaco sia intenzionato a cambiare strada" osserva il coordinatore regionale 5Stelle Violi. Nella maggioranza il verde Carlo Monguzzi osserva: "Avevo chiesto di spiegare cosa fosse successo negli ultimi 4 anni nell'urbanistica e la subordinazione del pubblico al privato: niente di ciò. Il sindaco ha detto che tira dritto, La maggioranza ha applaudito. E I segnali di discontinuità e il cambio di passo? Zero, Zero".
"Continuiamo a chiedere discontinuità, nel metodo e nel merito dell'azione amministrativa. A partire da San Siro chiediamo che l'interesse pubblico ritorni al centro della politica" il monito di Giuseppe Roccisano, segretario metropolitano di Sinistra Italiana.