Leggi il settimanale

Da Milano a Como un weekend «impressionante»

Gli amanti della grande pittura dell’800 (ma non solo loro) non hanno di che annoiarsi durante questo weekend di primavera. Davvero imperdibile, per chi rimane in città, la mostra a Palazzo Reale degli Impressionisti, che stavolta non è soltanto un titolo piacione. La collezione Clark, creata fin dagli inizi del ’900 da quel geniale americano a Parigi che fu Sterling Clark, è oggi in assoluto la più importante raccolta privata degli Impressionisti al mondo. E lo sanno bene le grandi case d’asta o le più importanti gallerie internazionali per le quali «Clark» rappresenta il miglior bollino di garanzia per un dipinto di fine ’800. Un esempio? Quest’anno alla fiera di Maastricht, la più prestigiosa mostra mercato internazionale, era in vendita a 15 milioni di dollari un magnifico Renoir intitolato «Donna che raccoglie i fiori» (soggetto, Camille Doncieux in Monet, prima moglie del pittore amico di Renoir): il quadro, ancora una volta, è stato messo sul mercato dallo Sterling and Francine Clark Art Institute, che continua a rinnovare l’eccezionale collezione. Parte della quale è in mostra a Palazzo Reale, una settantina di autentici capolavori tra cui proprio Renoir, di cui la coppia diabolica era letteralmente stregata, fa la parte del mattatore, a parimerito con Pisarro. Dipinti scelti con cura e amore anche nel periodo dei primissimi anni della stagione impressionista e dunque anche opere inedite ai più, tra cui impensabili vedute italiane, come quella di Castel Sant’Angelo firmata Camille Corot, una «Baia di Napoli di sera» e una «Venezia» dello stesso Renoir. Nel raffinato allestimento c’è spazio anche per un’opera spumeggiante del più parigino degli artisti italiani dell’epoca, Giovanni Boldini che, trasferitosi nel 1872 nell’atelier di place Pigalle, si dedicherà anima e corpo a ritrarre la dolcezza effimera della Belle époque.
Proprio a lui è dedicata una grande antologica che si apre oggi nei saloni di villa Olmo a Como, luogo splendido sulle rive del Lago, da otto anni reso attivo e vitale dall’ottimo lavoro dell’assessore alla Cultura Sergio Gaddi che, grazie a sette antologiche di grande spessore, ha attratto oltre 650mila visitatori. In mostra una sessantina di capolavori del grande ritrattista ferrarese, ma anche opere degli altri italiani che, sul finire dell’800, attinsero in riva alla Senna quelle energie formali e luministiche che li fecero staccare nettamente dalle correnti dell’Ottocento italiano contrassegnato dalla Scuola di Posillipo, i Macchiaioli o la Scapigliatura Lombarda. Questi artisti erano il barlettano Giuseppe De Nittis, il veneziano Federico Zandomeneghi e il livornese Vittorio Matteo Corcos, tutti stregati dalla mondanità della «Ville Lumière» ma soprattutto dal clima di effervescenza che nella capitale attirava artisti, borghesia illuminata e mercanti. Boldini fu quello a cui le cose andarono meglio.

Sia perchè il compagno di avventura De Nittis, più raffinato e intimista, non ebbe mai il coraggio di tagliare davvero i ponti con l’Italia, sia perchè il ferrarese ci sapeva talmente fare con le signore del bel mondo da essere contesissimo nei salotti dove raccoglieva inviti e commissioni. E infatti i ritratti delle sue donnine sono un’icona sui libri di storia.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica