Non ha fatto retromarcia, non si è scusato. Ha sostenuto di essere stato semplicemente «male interpretato». E non è apparso nemmeno del tutto isolato Mario Petazzini, dirigente dell’Anpi, da una settimana è al centro di un caso che dilania l’associazione degli ex partigiani e dei loro sostenitori: perché Petazzini, in una assemblea organizzata per ricordare l’Olocausto, avrebbe messo sullo stesso piano Auschwitz e Gaza, il Terzo Reich e Israele. All’anziana ebrea, vittima delle leggi razziali del Ventennio, che era stata invitata alla riunione per portare il suo ricordo, e che cercava di difendere lo stato ebraico, non è stato consentito di terminare il suo intervento. E l’ombra lunga dell’antisionismo ha finito col lambire non solo Petazzini ma anche l’intera sezione dell’Anpi di cui fa parte: costringendo i vertici milanesi e nazionali dell’associazione a sconfessare bruscamente l’operato della sezione. «Indignazione e ferma condanna», sono i termini usati per prendere le distanze.
Comincia tutto domenica 29 gennaio, a Nova Milanese. L’Anpi organizza una serata dal titolo «Per non dimenticare», una delle migliaia di iniziative indette in tutta Italia nel Giorno della memoria. Parlano una professoressa, viene proiettato un video. Poi prende la parola Mario Petazzini, dirigente dell’Anpi di Paderno Dugnano nonchè di Rifondazione Comunista, che si lancia in un excursus che tiene insieme i lager nazisti e tragedie contemporanee come il Ruanda, la Cambogia e soprattutto la Palestina. Qualche borbottio in sala, ma il dibattito va avanti fino all’intervento di Anicka Schiffer: perseguitata per motivi razziali, poi partigiana in Piemonte, figlia di uno dei milioni d morti di Auschwitz.
Ed ecco come il figlio della Schiffer, Roberto Cavallo, racconta, in una lettera aperta, cosa accade a quel punto: «Mia madre ha raccontato la sua storia. Verso il termine dell'intervento ha tentato di dire qualche parola su Israele, che da Petazzini era stato provocatoriamente descritto come “l'impero del male”. E' riuscita a dire solo qualche frase smozzicata, interrotta in continuazione da Petazzini e altri due esponenti dell'Anpi di Paderno, che non gradivano quello che stava tentando di dire. All'ennesimo tentativo di ricominciare la frase su Israele, Mario Petazzini ha spento il microfono ad Anika Schiffer, dichiarando frettolosamente chiusa la conferenza. Le ha proprio schiacciato il pulsante di funzionamento del microfono, togliendoglielo da davanti».
La lettera aperta di Cavallo solleva un vespaio. Al figlio della Schiffer arrivano prima le telefonate e poi le lettere in cui i vertici dell’Anpi si dissociano dalle «farneticanti affermazioni» della sezione di Paderno. Roberto Cenati, presidente dell’Anpi provinciale, annuncia «sanzioni» contro i protagonisti della gazzarra antisionista. Ma l’affare è lontano dall’essere chiuso. L’altro ieri a Paderno si è tenuto un incontro tra i «duri» locali e i vertici provinciali. «Di sanzioni contro di me - spiega Petazzini - non ne sono state prese. Faccio ancora parte del direttivo». Ma lei, scusi, quelle cose sulla Shoah e Israele le ha dette? «Mi sono limitato a ricordare che di tragedie ne avvengono anche oggi. Che la Palestina è una di quelle. E che oggi Gaza è un grande lager a cielo aperto».
Ma è vero che ha impedito alla signora di finire il suo intervento? «É successo semplicemente che ho spento il microfono e poi non siamo più riusciti a riaccenderlo. E comunque la signora aveva parlato per trentasette minuti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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