A Milano una giornata con il cuore in «mano»

A 40 anni dalla nascita della «Ross operation» i più grandi specialisti discutono sul futuro della cardiochirurgia

Luca Moriconi

Era il 1967 quando Donald Ross, cardiochirurgo inglese, sperimentava per la prima volta un nuovo tipo di intervento per la sostituzione della valvola aortica malata.
Il nuovo intervento consisteva nell’utilizzare, al posto di una valvola meccanica, una umana, nello specifico la valvola polmonare del paziente, che veniva così spostata per sostituire quella aortica. Una tecnica che, dal 1967, è stata applicata in circa cinquemila casi al mondo e che solo pochi chirurghi molto esperti hanno praticato.
Oggi, a distanza di quarant’anni, la cosiddetta «Ross operation» viene discussa in un convegno (a partire dalle 9) al «Crowne Plaza Hotel» di San Donato milanese, al quale parteciperà lo stesso Donald Ross, oggi 84enne, insieme ai più grandi cardiochirurghi mondiali che applicano la sua tecnica.
Sono pochi, infatti, i centri specializzati nei quali si pratica la «Ross operation»: la particolarità dell’intervento, soprattutto la fase dell’autotrapianto di una valvola polmonare al posto dell’aortica e la sostituzione della valvola polmonare spostata con un’altra valvola biologica, rendono l’operazione praticabile solo da chirurghi altamente specializzati.
In Italia esistono appena tre centri, uno dei quali è il policlinico di San Donato, dove opera il professor Alessandro Frigiola, primario di cardiochirurgia I e organizzatore del convegno.
«La grande innovazione di Ross - spiega Frigiola - è la possibilità di garantire al paziente una vita assolutamente normale dopo l’intervento. Si possono anche riprendere le normali attività agonistiche che, nel caso di sostituzione con valvola meccanica, sono precluse. Inoltre l’uso di un tessuto autologo aumenta la durata della valvola stessa, a differenza delle valvole biologiche che hanno una durata limitata».
L’intervento di Ross è particolarmente indicato nei bambini: «La valvola polmonare - continua il professore - ha possibilità di crescita, al contrario di una valvola biologica animale che, specialmente nei pazienti più piccoli, può deteriorarsi nel giro di pochi mesi dall’intervento». Nei pazienti adulti risolve, oltre al problema della durata, il fastidio del rumore della valvola meccanica.
Oggi, nel convegno organizzato a San Donato, si metteranno a confronto le diverse esperienze per cercare di superare il limite maggiore della «Ross operation», ovvero il deterioramento della valvola polmonare. «È dovuto alla diversa pressione alla quale la valvola polmonare, una volta impiantata al posto di quella aortica, deve resistere - precisa il primario -. È una complicanza che sorge in media dopo 15 anni dall’intervento e in meno del 10 per cento dei casi».
Un rovescio della medaglia che non impedisce comunque alla tecnica di Ross di essere oggi la vera alternativa alle valvole animali e meccaniche.

Per il futuro la ricerca punta tutto su una valvola che possa unire le caratteristiche migliori delle valvole attualmente usate: da un lato la lunga durata di quelle meccaniche, dall’altro il miglior funzionamento e la migliore qualità di vita garantita da quelle biologiche, specialmente dalla valvola polmonare.

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