La Milano di ieri, quando la Sinistra guardava avanti

La Milano di ieri, quando la Sinistra guardava avanti

Tanti nuovi libri su Milano, la sua storia, cultura e destino. Su come la letteratura vede la città è stata ripubblicata dall’editore Guida Milano, una raccolta di scritti di letterati, tra questi Stendhal. E sono usciti molti studi sulle prospettive del capoluogo lombardo: compreso un interessante saggio dell’assessore all’Urbanistica uscente, Gianni Verga. Si propongono analisi dei periodi più differenti: dalla dominazione francese alle dimissioni del prefetto frontista Ettore Troilo nel secondo dopoguerra. La città ripensa se stessa e cerca contributi d’idee e riflessione.
Tra i saggi più interessanti: Il potere a Milano. Prove generali di centrosinistra, 1959-1961 (Bruno Mondadori) di Sergio Fiorini e Il Comune riformista. Le giunte di sinistra al governo di Milano, 1975-1985 (M&B Publishing) di Enrico Landoni. I due giovani studiosi si cimentano su due fasi cruciali della storia del capoluogo lombardo: il delicato passaggio dalle maggioranze centriste degli anni Cinquanta, sia pure a guida socialdemocratica, all’apertura ai socialisti non più frontisti. Una svolta che segnò il quadro nazionale, preparando i governi che domineranno gli anni Sessanta. E la nascita della giunta di sinistra nel 1975 dopo la grande avanzata del Pci in tutta Italia.
Il libro di Fiorini, introdotto da un’illuminante prefazione dello storico Giulio Sapelli, insiste sui nessi tra economia e politica in Milano. La funzione che la Edison e le forze politiche alleate, tra le quali il partito liberale rappresentato da quel magnifico combattente che fu Giovanni Malagodi, ebbero nel difendere l’assetto centrista della politica milanese: da qui il carattere dirimente della battaglia per la municipalizzazione del gas. Fiorini esamina con acutezza anche gli orientamenti della curia milanese guidata da Giovanni Montini, poi Paolo VI, deciso nel contrastare l’apertura a sinistra. Fondamentale l’analisi (aiutata dai pareri di un protagonista, spesso velleitario ma sempre presente come Piero Bassetti) della dialettica nella Dc milanese che alla fine, nonostante il parere del potente vescovo, si schiererà per l’apertura a sinistra. Assai utile la disamina dell’intreccio tra posizioni delle forze politiche (innanzi tutto nella Dc) e quelle dei vari settori industriali (il blocco elettrico-siderurgico chiuso alle aperture, quello automobilistico-piccola impresa esportatrice più aperto come spiega Sapelli nella sua prefazione). La personalità dominante di questa fase è Enrico Mattei, vero riferimento dei Dc che si battevano per il centrosinistra.
Il saggio di Landoni è più concentrato sulla storia «politica»: congressi, dibattiti, analisi della varie correnti. Materiale prezioso per ricostruire le discussioni di allora. Importante la prefazione di Maurizio Punzo, sperimentato storico del socialismo milanese, che collega la svolta degli anni Settanta alla lunga vicenda della sinistra milanese, e fondamentale la postfazione di Carlo Tognoli che con puntiglio ricorda l’esperienza riformista delle sue giunte, elencando i sostanziosi risultati raggiunti.
I due saggi di Fiorini e Landoni sono utili per inquadrare un’epoca per molti versi finita (sia per quel che riguarda la maggioranza dei protagonisti economici degli inizi anni Sessanta sia per quel che concerne i partiti protagonisti della svolta del ’75, completamente annullati o trasformati dalle vicende degli anni Novanta) ma servono anche a riflettere sul presente. Caratteristica sia degli anni Sessanta sia dei Settanta, è la chiusura difensiva dell’area moderata conservatrice con le prudenze del cardinale Montini e le irritazioni dell’Assolombarda che non si tramutano in durevoli movimenti alternativi alla sinistra emergente. La vampata del partito liberale, la resistenza del Giornale di Indro Montanelli, il decollo di Cl avvengono in un quadro dove si rinsalda l’egemonia della sinistra, come testimoniano gli orientamenti del quotidiano fondamentale della città, il Corriere della Sera, segnando e anticipando il quadro nazionale. Quel che si muove, va a sinistra: dalla cultura all’imprenditoria. E influenza il quadro nazionale: il primo centrosinistra parte da Milano. L’ultima grande sfida di sinistra, il craxismo (appoggiato anche da molti comunisti ambrosiani), nasce a Milano. Trenta, quarant’anni dopo, questo quadro è sconvolto.

La sinistra a Milano è oggi simbolo di conservatorismo, se non di autoritarismo reazionario con Nando Dalla Chiesa: anche i settori economico-finanziari più chiusi (i sostenitori del cosiddetto piccolo establishment) guardano a sinistra. Evidente, poi, la subalternità di questi ambienti alla politica cosiddetta romana, quella realtà che i nipotini di Mattei negli anni Sessanta e i craxiani del Psi (e, in parte, del Pci) sfidarono.

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