Milano intona l’inno anche a Chinatown Solo la Lega stecca

Milano in festa. Tricolori appesi alle finestre dei palazzi istituzionali e delle case, ma a spiccare son quelli di Chinatown dove molti commercianti cinesi hanno allestito le vetrine con i colori della bandiera italiana. In 15mila a far la coda sotto la pioggia per visitare Palazzo Marino e stringere la mano al sindaco Letizia Moratti. Altri 1.500 a Palazzo Isimbardi. E c’è chi ha festeggiato visitando musei e mostre aperte gratuitamente. O gli impianti sportivi del Comune. Scontate le polemiche della Lega. Mentre a Roma l’Umberto Bossi si presenta puntualissimo a Montecitorio per ascoltare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che celebra l’Italia unita, i leghisti milanesi fanno la faccia feroce. Il presidente del Consiglio regionale Davide Boni punzecchia ancora il governatore Roberto Formigoni sull’attenti davanti al pennone dell’alzabandiera. «Tirar su delle bandiere sul piazzale, prendere la gente che è in fila per visitare il Palazzo della Regione e portarla alla cerimonia, diventa un po’, molto Ventennio». Tafferugli a Palazzo Marino dove l’eurodeputato Matteo Salvini e gli assessori Alessandro Morelli e Stefano Bolognini avevano portato la scrivania per lavorare nel giorno della festa, «incontrando i milanesi».

Iniziativa non gradita ad almeno una trentina di milanesi. Che con spintoni, fischietti e urla («Vergogna», «Fuori la Lega dallo Stato») hanno costretto la polizia a far sbaraccare. «Squadristi con in mano il Tricolore», taglia corto Salvini,

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