A Milano l'arte di mangiare al Bistrot

A Milano l'arte di mangiare al Bistrot

Chiudete gli occhi. L'ambiente è caldo, elegante e vivace, fra il classico londinese e lo chic newyorkese. Ci sono mobili d'epoca (sedie Giò Ponti e Fornasetti, tavoli Bossani, divaniVersace). Target trasversale: la modella, il giovane creativo, l'imprenditore, la famiglia. I due chef Davide Callegari (prima nello staff di Heinz Beck, poi in giro per il mondo ai fornelli dei ristoranti più famosi) e Alessio Truddaiu (scuole a Parigi, la sua grande specialità è il filetto di manzo caramellato al pepe rosa) vi stuzzicano con le proposte. Tipo: mazzancole tropicali con caviale di bitter Campari, valeriana e veli di finocchio croccante. In alternativa il mini hamburger di vitello viejo. Oppure mille foglie di tonno in carta di riso con basilico e ketchup di piquillo, un peperone squisito. Ci sarebbe anche il morros di baccalà con spaghetti di mare e funghi giapponesi enoki spadellati, «funghi dolci come il fagiolo crudo», racconta Davide. Ancora: ecco le capesante spadellate con aceto di sambuco e vaniglia, asparago e spuma di bietole rosse . Si chiude con la tartare di manzo nel piquillo de llodosa.

Tutto innaffiato con lo champagne millesimato Marguerite Guyot. Ecco, ora aprite gli occhi: siete al Bistrot Les Gitanes di Milano, aperto tre anni fa assieme a tre soci da Stefano Chiesa, giovane appassionato ed entusiasta della cucina. Di qualità.

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