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MILANO MODA UOMO

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«Al liceo avevo un compagno che al mattino accendeva tutte le luci della scuola e la sera ci passava davanti in bicicletta per controllare gli esiti della sua prodezza. Più aule rimanevano illuminate inutilmente e più rideva soddisfatto. È andato avanti così per mesi finché non l'hanno beccato. Al preside che lo sgridava davanti a tutti ha risposto Mica paga lei e solo a quel punto il professore è scattato con un lapidario Quando non ce n'è più per nessuno ne parliamo. Ecco, questo ricordo mi è rimasto dentro anni per poi riaffiorare forte e chiaro come un diktat quando abbiamo iniziato a lavorare sul progetto #UseTheExisting».

Alessandro Sartori, direttore artistico di Ermenegildo Zegna, racconta così i prodromi della stupefacente collezione Couture per la prossima estate in passerella ieri sera a Sesto San Giovanni, nella prima area bonificata delle ex Acciaierie Falck. Siamo nel cosiddetto Treno Laminatoio, il luogo in cui entravano le lastre di metallo per poi finire negli altiforni. Qui dovrebbe sorgere la cosiddetta Città della Salute e della Ricerca, una struttura sanitaria in grado di ospitare 700 degenti e 4000 visitatori al giorno dando lavoro a 3000 persone. «I lavori cominceranno a settembre» spiega Sartori raccontandoci della sua prima visita in questo luogo che per l'archeologia industriale ha lo stesso valore storico di Pompei. Aperta nel 1906, la Falk è arrivata a impiegare fino a 11 mila dipendenti: una piccola città. Fu l'epicentro dell'industrializzazione italiana, delle due guerre mondiali, del boom economico e poi degli anni di Piombo. Venne chiusa a pezzi fino a diventare la più grande area dismessa d'Europa. «Adesso diventerà il più vasto progetto di riqualificazione europeo» conclude il bravissimo designer biellese senza per altro specificare che l'autore è Renzo Piano e che MilanoSesto (questo il nome scelto) sarà una vera e propria città del futuro a nove chilometri in linea d'aria da Piazza Duomo. Certo al momento ha qualcosa di sinistro anche se quella passerella lunga 80 metri sotto allo scheletro di un gigantesco edificio industriale è l'ideale per raccontare una storia di moda semplicemente geniale: trasformare l'esistente in opportunità.

Sartori racconta che nella divisione tessile del Gruppo hanno costruito un nuovo ciclo produttivo. Recuperano la fibra scartata in azienda che da sola è il 20%, poi recuperano gli scarti in sala taglio (un altro bel 25%) e infine i capi fallati, l'invenduto e i campionari: tutto ciò che ha a che fare con i tessuti naturali. Per quelli sintetici usano bottiglie di plastica o reti da pesca: tutto ciò che sta soffocando il nostro pianeta. Riciclare tutto questo in nuovi tessuti non è facile e tantomeno economico, ma ha un'immensa utilità sociale e nessuno lo può far meglio di Zegna, un'azienda che nel tessile italiano ha lo stesso peso dei padri pellegrini per la costituzione americana. I risultati sono sensazionali: c'è perfino un giubbotto che sembra in denim e invece è di nylon perché quando costruisci le fibre le puoi anche modificare. Le linee sono di rara eleganza soprattutto nei capi più formali con il pantalone stretto ma non incollato alle gambe, le giacche dalle spalle morbide ma sempre ben costruite, le tasche arrotondate e le proporzioni tra collo e revers rovesciate. Anche le scarpe parlano il linguaggio della modernità: stivaletti che sembrano ma non sono dotati di ghetta e una sublime sneaker che di nome fa Claudio e pesa pochissimo pur essendo super solida. Belli anche i colori minerali (grafite, antracite, ferro) che arrivano al ruggine con una divina sfumatura tra rosa e rame.

Le tinte tipo verde e celeste sono soprattutto per gli accessori. Insomma uno spettacolo vero di alta, altissima moda segna l'inizio del fashion weekend di Milano. Onore al merito di chi continua a credere in questa città che ha alimentato e alimenta tutti nell'ambiente. Encomiabile infatti la scelta di Anna Molinari che presenta Be Blumarine (la linea giovane di un'azienda votata all'eleganza femminile) all'inizio di un calendario maschile ridotto ai minimi termini. Tante grazie anche a Stella McCartney che presenta in forma statica in una casa privata di Via Cappuccio, la pre collezione donna e la collezione uomo P/E 2020 con la capsule We are the weather, titolo del libro di Jonathan Safran Foer in uscita nei prossimi mesi. Anche qui i tessuti sono speciali: il nylon ecologico che Stella ha brevettato col nome Econyl, la viscosa sostenibile, il poliestere riciclato, il cotone organico e la lana di alpaca tracciabile al 100%.

Moda bella e di buon senso.

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