Milano nel nome di Allah: ora gli islamici sono 70mila

In trent’anni i musulmani presenti in città sono cresciuti di venti volte Rappresentano il 5,2% della popolazione, gli egiziani i più numerosi

Hanno i numeri dalla loro parte, questo è certo. Numeri che parlano (nel medio-lungo periodo) di una Milano musulmana. Già oggi vivono in città 70mila musulmani, su un milione e 305mila residenti. Lo certifica un’elaborazione del settore Statistica del Comune di Milano su stime Ismu: 52.949 sono regolari e 15.415 clandestini. Ma è la progressione che impressiona: nel 1979 i musulmani erano 3.390, su una popolazione di 1.677.000 abitanti. Ora venti volte tanto. I conti sono presto fatti: «In tre decenni - rimarca il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato - gli islamici a Milano sono cresciuti 20 volte, passando dallo 0,2 per cento della popolazione residente al 5,2 per cento. Un balzo impressionante in un tempo relativamente breve. E che ha creato naturali problemi di assimilazione». I più numerosi sono gli egiziani (25.312), i marocchini (7082) e gli albanesi (4960). «Dopo l’attentato kamikaze - riflette De Corato - il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha giustamente posto l’accento sull’esigenza di integrazione abbinata a un maggiore controllo sui soggetti che rischiano di finire nella rete del terrorismo. Ma questi numeri, senza una piena integrazione possono creare forti tensioni». De Corato ricorda il proclama dell’imam Abu Imad, qualche tempo fa: «Mettiamo che il mezzo per raggiungere la sharia di Allah siano elezioni libere o l’esercizio del potere - ha detto - Mettiamo che i musulmani d’Italia siano d’accordo a istituire la sharia di Allah. E allora l’Italia diventerà uno Stato islamico». «Se si viene in Italia si viene alle nostre regole non per imporne altre» commenta anche Stefano Maullu, assessore regionale. Insomma il tema è: i musulmani sono integrabili in queste condizioni? La Curia continua a ritenere di sì. Lo conferma il direttore della Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo: «Va costruita una relazione - ha detto - e si fa anche riconoscendo a questo mondo la possibilità di avere un luogo dignitoso per la preghiera». «Il rapporto con l’Islam va affrontato, non demonizzato» ha detto «è una realtà con cui siamo chiamati a convivere».

Intanto, mentre il Pdl si accinge a votare in Consiglio comunale il documento che dice un «sì» condizionato ai luoghi di culto, anche in il Consiglio provinciale affronterà la questione, con una mozione presentata dal consigliere Nicolò Mardegan che pone una serie di requisiti ai centri islamici, fra i quali il giuramento di fedeltà alla Costituzione.

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