Milano non è proprio una città di bamboccioni

Si mettono in proprio, inventano mestieri, lanciano nuovi business. Puntando solo su se stessi. Sono ventenni e trentenni di oggi che in barba alla crisi, alla carenza di lavoro e alla burocrazia che strozza i piccoli imprenditori alle prime armi, si affrancano dalla famiglia, comprano casa col mutuo e, partendo da zero, si costruiscono una professione. Ragazzi come Giampiero, l’enfant prodige della Fisica convertito al management, che dopo il dottorato e un master alla Columbia University di New York, diventa consulente in un’importante società di direzione aziendale; o come Riccardo, che appena diplomato riesce ad aprire una catena di autolavaggi; oppure come Selene, l’operatrice umanitaria che fonda la prima organizzazione online di sviluppo sostenibile gestita da giovani per i giovani. Storie milanesi di sacrifici e di successi, di porte sbarrate e colpi di fortuna, che dimostrano come l’Italia “Non è un Paese per bamboccioni”, come recita il titolo del volume che le raccoglie, pubblicato da Cairo Editore (pagg. 190, euro 13) e scritto a due mani dai giornalisti Matteo Fini e Alessandra Sestito. Proprio mentre vengono resi noti dati drammatici su una disoccupazione giovanile ormai prossima al 30 per cento, vi riproponiamo le più significative, specchio di una generazione tutt’altro che svogliata o «piagnona», come molti la dipingono, e modello per chi, pur non avendo le spalle coperte da famiglie importanti o da raccomandazioni influenti, non si arrende all’idea di realizzare il proprio sogno.
Così come è stato per Alessandro, inventore di un brand di orologi a basso costo diffuso e richiesto in tutta Europa; o per Massimo, l’informatico milanese che ha creato dal nulla un’innovativa piattaforma tecnologica. Sarà lui, parlando del suo progetto, a svelare la formula magica che accomuna queste cinque avventure imprenditoriali, all’apparenza così diverse: «Le idee buone non sono quelle che si pensano, ma quelle che si realizzano...».

Imprese difficili - ma non impossibili - di ragazzi come tanti, che lasciandosi guidare dall’intuito e dalla passione (per i computer, le auto, la moda, il sociale) e soprattutto dalla volontà, sono diventati esattamente ciò che volevano essere.

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