Milano, per ogni impresa 420mila euro di debito: «Gli investimenti ripartiti»

Milano, cuore produttivo del Paese, è capitale dell’indebitamento delle imprese. È l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre a stilare la classifica delle aziende più «scoperte» con le banche, su base territoriale. Negli ultimi 10 anni la crescita dell’indebitamento delle imprese italiane è stata del 93,6 per cento. In valori assoluti l’esposizione con il sistema bancario ha raggiunto, a fine 2009, i 933 miliardi di euro. L’aumento dell’indebitamento è stato progressivo, ma con l’avvento della crisi si è registrata un’inversione di tendenza. Tra il 2008 e il 2009, il trend è risultato in calo. Nei due anni più neri, l’esposizione delle imprese è diminuita del 2 per cento, per effetto sia della stretta creditizia praticata dalla banche sia per la riduzione delle richieste di prestito avanzate dalle imprese.
È la conferma che la crisi ha ridotto l’indebitamento, anche per le difficoltà che il sistema produttivo ha incontrato nei rapporti con quello creditizio. In media ciascuna impresa italiana ha un debito con le banche pari a 176.596 euro. E la realtà provinciale più «scoperta» è proprio Milano, con un importo medio per azienda pari a 418.361 euro. Segue Brescia (324.037 euro per azienda).
Il direttore generale di Assolombarda Antonio Colombo conferma: «Dati del genere non si devono leggere certo in chiave negativa. Si tratta anche di una maggiore propensione all’investimento delle imprese. Ma non scordiamoci che a Milano hanno sede imprese di grandi dimensioni, con esposizioni notevoli, e questo contribuisce ad alzare il livello medio».
I segnali di ripresa comunque ci sono, e un allentamento della stretta creditizia è un dato incoraggiante: «Il rapporto con le banche - conferma Colombo - è uno dei problemi emersi nel 2008-2009, soprattutto per le imprese meno strutturate. Ma banche e aziende hanno trovato dei momenti di sintesi importanti. Anche le iniziative delle prefetture nessuno si illudeva che fossero una panacea, ma hanno accelerato le risposte». Segnali di ripresa arrivano anche dalle rilevazioni sulla produzione industriale: «Si registra un’inversione di tendenza - osserva Colombo - e va accolta con rinnovato ottimismo, che non dev’essere confuso con l’entusiasmo. Però non c’è omogeneità, restano grandi difficoltà».


Lettura positiva anche da Paolo Galimberti, presidente dei Giovani imprenditori di Confcommercio e consigliere dell’Unione del Commercio: «Si deve considerare - aggiunge - anche il ritardo nei pagamenti delle grandi imprese e della pubblica amministrazione». «L’investimento in immobili - inoltre - risulta un elemento positivo, non si tratta di speculazione ma di beni strategici».

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