Milano, pomeriggio di guerriglia al campo Rom di Triboniano

Milano, pomeriggio di guerriglia al campo Rom di Triboniano
Milano - È finito con una tregua di 24 ore il braccio di ferro tra Comune e nomadi che, cacciati dal loro campo abusivo di via Barzaghi, ieri pomeriggio hanno occupato l’area attrezzata riservata ai Rom privi di condanne penali che avevano accettato il «patto di legalità». Luce, acqua, gas, asporto rifiuti in cambio di pagamento delle bollette e impegno a mandare i figli a scuola. Un centinaio di zingari, privi di questi requisiti, hanno scatenato il putiferio tra incendi e sassaiole. Le forze dell’ordine, dopo 4 ore di trattative, hanno lasciato il campo, rinviando una sgombero comunque inevitabile.

Triboniano, periferia nord di Milano, è una vasta area verde alle spalle del cimitero Maggiore, arrivato a ospitare fino a un migliaio di zingari, stipati dentro luride baracche, in condizioni igienico sanitarie spaventose, tra topi grossi come lepri. Alla fine il Comune ha deciso di intervenire coniugando sicurezza e solidarietà, stringendo il «patto di socialità e legalità». In questo modo circa un 6/700 persone sono state sistemate in tre campi dotati di bagni e allacciamenti a luce, acqua e gas, per le roulotte messe a dispozione dalla Protezione civile.

Nei mesi scorsi i trasferimenti hanno portato alla realizzazione, sempre in via Barzaghi, dei campi 1, per i bosniaci, e 2, per i romeni. L’altro giorno l’ultimo trasloco ha riguardato 53 famiglie Rom, le cui catapecchie venivano man mano abbattute. Ma ne ha lasciato fuori altre 22 che non hanno potuto, o voluto, siglare il «patto». A loro era stato offerto un posto provvisorio nei dormitori pubblici. Proposta declinata perché avrebbe diviso gli uomini dalle donne e i bambini. Ieri mattina la protesta sotto il Comune, poi alle 15, quando sono ripresi gli abbattimenti, è scoppiata la rivolta.

Prima alcuni bambini hanno incendiato le macerie del campo abusivo, impegnando severamente diverse squadre di vigili del fuoco. Poi gli adulti hanno dato l’assalto al campo 3, ma sono stati respinti dalle forze dell’ordine, sempre presenti in zona, nonostante un nutrito lancio di pietre. Quindi hanno ripiegato sul campo 2 dove sono riusciti a penetrare. Qui, hanno ripreso la sassaiola, poi hanno fatto una barricata accatastando masserizie innaffiate di benzina e iniziato a brandire bottiglie incendiarie. E bambini, neonati compresi. E per fortuna, a parte qualche «ghisa» contuso, nessuno si è fatto veramente male.

Le forze dell’ordine hanno bloccato la zona. Alla cinquantina tra poliziotti e vigili si sono aggiunti una trentina di carabinieri in tenuta antisommossa. Sul posto è arrivato il vice questore vicario Nino D’Amato che ha intavolato la trattativa insieme a Tullio Mastrangelo, direttore del settore sicurezza del Comune. Senza cavare un ragno dal buco.

Mastrangelo continuava a offrire i dormitori, ricevendo in cambio proposte stravaganti, come quella dell’associazione antirazzista «3 settembre», schieratasi a fianco dei nomadi, che chiedeva il permesso di occupare un condominio.

Lo stallo è proseguito fino alle 20 quando gli zingari hanno smantellato le barricate e vuotate le molotov. Abbassando la tensione e ottenendo di fatto una tregua di 24 ore in vista di una soluzione. Che comunque non potrà che essere lo sgombero. «Passino pure lì la notte - ha detto il vice sindaco Riccardo De Corato - ma domani (oggi per chi legge) devono sloggiare, senza spazi di mediazione».
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