Milano si mobilita per la «notte azzurra»

Appello dell’assessore Terzi: «I tifosi non rovinino la festa. Sono scaramantico: seguirò la partita con gli stessi amici, ci ha portato bene»

Giacomo Susca

Chioschi alla fermata di Bisceglie, bancarelle in Centrale, baracchini in Duomo. I venditori ambulanti mettono in mostra la loro mercanzia per la finale mondiale Italia-Francia di stasera. Bandiere, trombette, magliette. Il kit del tifoso perfetto è disponibile quasi a ogni angolo di strada. «Vestiti di azzurro», «Porta in giro i colori del tuo paese». Questi gli slogan di chi vuol fare della partitissima un lauto affare. E intanto contribuiscono a far salire la febbre per l’incontro. Già da ieri pomeriggio, infatti, davanti ai chioschi attorno al maxischermo di piazza Duomo tantissima gente si è messa in coda per assicurarsi la divisa di Totti o Buffon, il cappellino con le tre stelle dei titoli mondiali, le sciarpette tricolore. Molti gli stranieri contagiati dall’entusiasmo per la squadra di Lippi. Un tifoso argentino chiede di scambiare la divisa di Messi con quella di Toni.
Una domanda così elevata da far lievitare i prezzi: si parte da 10 euro per una t-shirt, 7 per un berretto e addirittura 12 per la trombetta formato maxi. Per le bandiere si va dai 5 euro della misura standard ai 20 del «lenzuolo». I polsini, 5 euro la coppia, sono «in offerta». Osvaldo Brandoni, titolare di un baracchino in corso Vittorio Emanuele, si giustifica: «Abbiamo dovuto alzare i prezzi perché sono aumentati quelli dei rifornitori. Senza contare che, se vogliamo restituire la merce invenduta, una bandiera dell’Italia vale due di nazionali straniere». A proposito di avversari, anche il tricolore francese è esaurito. In compenso, per i turisti transalpini sono disponibili cinture e porta cellulare, tutto rigorosamente bleus. Al Football Team dietro il Duomo «vendiamo circa 150 maglie dell’Italia al giorno, costo 70 euro. Gli altri gadget sono finiti una settimana fa» - racconta Matteo, commesso. Al rito non rinunciano neppure i personaggi di prim'ordine. Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia, ha in programma di vedere la finalissima «a casa di amici, con il tricolore in tasca». Come molti altri milanesi, che scenderanno per le strade solo dopo, in caso di vittoria. Ignazio La Russa, capogruppo di Alleanza nazionale alla Camera, ha invece annunciato la sua presenza sugli spalti dell’Olympiastadion «con tanto di bandiera italiana e gilet azzurro». Giovanni Terzi, assessore comunale allo Sport, guarderà la partita «con gli stessi amici con cui ho seguito le altre, tutti per scaramanzia seduti allo stesso posto dello stesso divano». L’assessore si appella al «forte valore di socializzazione che il calcio può avere. In caso di vittoria conto sulla responsabilità di tutti i tifosi per non rovinare un momento tanto importante».

L’auspicio è che non si verifichino incidenti e atti di vandalismo nei pressi dei cinque megaschermi allestiti per l’occasione in Duomo, all’Arena Civica, al Palalido, al Mazdapalace e in piazza All’italiana al quartiere Barona.

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