Milano - L’ex An Sandro Sisler è il nuovo coordinatore provinciale del Pdl a Milano. Carica che assomiglia a una ciambellona con il buco in mezzo, perché per la città bisognerà aspettare il congresso, «cittadino» appunto, del 3 marzo. Con l’annunciata presenza di Silvio Berlusconi che a Milano è residente e avrà dunque diritto di voto. Per allora è in agenda il secondo round di un match che già ieri è stato alquanto movimentato con candidati e colonnelli del partito a scambiarsi accuse al veleno nell’albergone che ospitava il duello tra Sisler e Guido Podestà, l’ex vicepresidente del parlamento europeo e oggi presidente della Provincia di Milano che si è ribellato al patto per un congresso unitario stretto dal coordinatore nazionale Ignazio La Russa, quello regionale Mario Mantovani, dai socialisti della famiglia Colucci e dai neo democristiani di Domenico Zambetti. Appoggiato, Podestà, dall’onorevole Mariella Bocciardo, contrariata dal fatto che «questo si sia trasformato in un partito oligarchico, non posso stare con candidati scelti a tavolino».
Alla fine a votare sono andati in 4.378, sugli oltre 17mila tesserati. Un numero considerato insoddisfacente da Podestà che ha criticato l’organizzazione. Accusata di scarsa comunicazione «perché gli iscritti non hanno ricevuto nessuna lettera di convocazione né un sms e non c’è stata adeguata diffusione sui quotidiani, come previsto dal regolamento». In molti, accusa Podestà, hanno scoperto solo al momento del voto che la loro adesione al Pdl non era ancora stata registrata e la sede unica, invece delle tre previste, era pure scomoda. Critiche che non arrivano a denunciare l’irregolarità del voto solo perché, spiega Podestà, «la mia non era una partecipazione per vincere, ma solo per dare a questo congresso la possibilità di essere un vero appuntamento politico, come nel partito non si era abituati a fare». E da qui, promette, «ora non si torna più indietro».
Ieri era il giorno della conta. Con An e La Russa a coccolarsi una vittoria incassata con 3.136 voti, ma soprattutto con oltre il 72 per cento delle preferenze. Quota, ribattono nel quartier generale di Podestà, da dividere per le cinque correnti che hanno partecipato e dunque inferiore al 22,51 per cento totalizzato da Podestà. «Per un presidente di Provincia - gli ribattono - 980 voti sono davvero pochi». Bizantinismi. Democrazia come abuso di statistica, avrebbe detto il poeta argentino Jorge Luis Borges. Se non fosse che proprio su questi numeri vanno ora rimodulati i rapporti di forza e la mappa del potere in Lombardia. Ma non solo, visto che questo è sempre stato, insieme alla Sicilia, non solo il granaio dei voti, ma anche il laboratorio politico del centrodestra. Qui sono nati Forza Italia e il Pdl e da qui, soprattutto dopo il bagno di umiltà imposto dalla vittoria di Pisapia, andranno trovati gli antidoti al veleno dell’antipolitica e al vento arancione che a Milano si è già dimostrato solo tasse e occupazione del potere. «Ognuno di noi fa riferimento a un’area - sono state ieri le prime parole di Sisler - E questo non è un demerito, ma ora ci dobbiamo spogliare dalle nostre appartenenze per fare solo il bene del Pdl». Soddisfatto Mantovani: «Dopo il congresso di Lodi a dicembre, questo fine settimana con oltre mille partecipanti a Cremona, Bergamo con 7.000 votanti e Milano con quasi 5mila elettori, da oggi il Pdl è migliore».
Ma la pagina si gira veloce. E la diplomazia è già al lavoro per il congresso cittadino.
Da ricalibrare le alleanze dopo che a Bergamo ha vinto il ciellino angelo Capelli, su Brescia c’è l’accordo sul candidato unico Alessandro Mattinzoli, il sindaco di Sirmione legato a Mariastella Gelmini. Mentre a Monza Formigoni vuole il ciellino Stefano Carugo e a Varese gli ex An chiedono un vice per appoggiare l’eurodeputata Lara Comi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.