da Milano
Un vero e proprio agguato, quattro o cinque giovani, il numero è ancora incerto, si parano davanti alladolescente, lafferrano, la minacciano, la strattonano, la trascinano in un angolo buio di un parco e la violentano. Poi la lasciano libera un po perché sicuri che la vittima non parlerà un po perché il loro inesistente «spessore criminale» li induce a pensare di aver fatto una bravata priva di conseguenze penali. Invece la ragazzina non ha paura, è sconvolta, piange, è disperata ma una volta a casa racconta tutto ai genitori che chiamano la polizia. E la squadra mobile, diretta da Vittorio Rizzi, nel giro di poche ore identifica i bruti, tutti sudamericani come la vittima, arrestandone uno. Mentre per gli altri, sono attesi i provvedimenti di fermo da un momento allaltro.
La vicenda, dai contorni ancora incerti visto il riserbo degli inquirenti, è emersa ieri, ma è avvenuta il pomeriggio precedente. Un luogo imprecisato della periferia milanese, come sempre quando si tratta di violenze sessuali per di più su minori è difficile avere dati sicuri. Di certo si sa solo che sta imbrunendo e la ragazza, 15 anni, studentessa di un istituto superiore, sta rientrando a casa, quando incontra un amico.
Ha qualche anno di più, 19 per la precisione, ma frequenta la stessa scuola. Si conoscono, quindi quando lui la chiama, la ragazzina risponde senza timore. Invece è un vero e proprio agguato. Non si sa ancora se improvvisato al momento dal branco di bulli annoiati, alla vista del passaggio della giovane. Oppure se si tratta di un episodio premeditato, con il gruppo che individua la preda, la segue e laggredisce al momento giusto. Magari inserendo lassalto nel contesto di una guerra tra bande sudamericane, sempre più attive e violente, durante la quale gli uomini vengono picchiati, sprangati, acccoltellati, mentre le donne vanno stuprate, per sfregio o ritorsione
Il momento giusto è una strada in quel momento deserta che fiancheggia il parco. La ragazza appena avvicinata dall«amico» vede spuntare anche i suoi complici. Non fa nemmeno in tempo a gridare, forse non immagina nemmeno le loro intenzioni.
Ma quel che hanno in mente i ragazzi appare subito chiaro. Afferrano la ragazza, la strattonano, la minacciano e quindi la trascinano dentro al parco, in un angolo buio. Qui avviene la violenza. Poi i ragazzi la lasciano andare, non prima di averla minacciata nuovamente. Invece lei non ci sta, non intende rimanere una vittima muta. Scappa a casa in lacrime e racconta tutto. I genitori chiamano il 113, di lì a poco a casa della vittima arrivano gli investigatori della sezione «fasce deboli» della mobile coordinati da Alessandra Simone. La ragazza ha ben stampato in mente la faccia e il nome del principale artefice dellagguato e senza paura lo denuncia. Gli agenti informano il pm di turno, Tiziana Siciliano, quindi vanno a prenderlo. Si tratta come detto di uno studente dellultimo anno delle superiori.
Proseguono le indagini, uno dopo laltro vengono identificati anche gli altri 3 o 4 violentatori, la vittima sotto choc è su questo un po incerta.
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