«Milano trascura l’Expo di Shanghai? Un errore fatale»

Questa campagna elettorale è stata sovrastata da una nube di spazzatura incipriata e profumata. Profumo di donna, spruzzato senza risparmio con dosi massicce di moralismo pruriginoso e di malizia ideologicamente orientata.
Non ha nessuna importanza che i fatti posti a fondamento di questo singolare fenomeno politico-meteorologico siano inconsistenti o del tutto inventati, conta che il tentativo sia stato portato avanti con fredda determinazione, come se il pettegolezzo maligno potesse essere una prosecuzione della politica con altri mezzi. In vista dei ballottaggi, la dose d'inquinamento mediatico è aumentata e si capisce perché: dopo la scoppola del primo turno inflitta al Pd sono pericolanti tradizionali posizioni di predominio «rosso», una pagina della storia italiana rischia di cambiare colore.
Di qui il fiorire delle leggende libertine, basate sui racconti improbabili di fanciulle inattendibili. Contro chi è stata gonfiata la nube? Contro una leadership indiscutibile nel Nord come in tutto il Paese, ma la montatura ha anche la funzione di diffondere dubbi e perplessità fra gli elettori di centrodestra, nella speranza di indurli a compiere il passo falso dell'astensionismo. Milano oggi è una delle città-chiave, il ballottaggio per la Provincia - dove Podestà sfida in posizione di forza l'uscente Penati - è determinante per misurare la velocità del vento nuovo che tira.
È necessario che gli elettori scorgano la luce al di là della nube artificiosamente creata.

E che si rechino a votare, anche per dimostrare che un'area civile e avanzata come questa non può essere condizionata da strumentali campagne di stampa. I cittadini debbono ribadire la loro volontà. Per amore di Milano. E della verità.

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