Milano troppo cara? Trasloco e viaggio gratis per attirare i ricercatori

Tra un’università a Milano e una a Perugia, gli stranieri non hanno dubbi e scelgono la seconda. Milano, capitale d’eccellenze e di strutture scientifiche, perde il confronto anche con Siena, Urbino o Bologna. Qui alla fuga dei cervelli segue di pari passo anche la rinuncia dei cervelli a venire a lavorare nel capoluogo lombardo. Perché? Milano è una città troppo cara, le abitazioni hanno prezzi insostenibili e con un contratto da ricercatore viverci diventa impossibile. A lanciare l’allarme sulle troppe rinunce da parte di studenti e docenti stranieri è l’Università degli Studi di Milano, che con un documento presentato al Senato accademico ha approvato un progetto per incentivare l'arrivo di cervelli. «Il divario da colmare con le università straniere, ma anche italiane è enorme - spiega il prorettore Marino Regini, incaricato di sviluppare il progetto sull’Internazionalizzazione della Statale -, ma qualcosa bisogna cominciare a farla. E bisogna partire subito se non vogliamo diventare fanalini di coda. Il prestigio di un ateneo si misura anche dalla sua capacità di attrarre studenti e ricercatori stranieri».
Si comincia con l’istituzione di un welcome office dove personale dell’università avrà il compito di aiutare studenti e ricercatori a trovare case a prezzi calmierati o a sbrigare operazioni pratiche tipo aprire un conto in banca o fare l’abbonamento ai mezzi pubblici. Ed è proprio sul problema della casa che si sono soffermate le considerazioni maggiori del senato accademico. «Facciamo appello alle istituzioni perché si mettano attorno a un tavolo per cercare di risolvere il problema dei costi eccessivi delle abitazioni a cui va incontro chi viene a lavorare o a studiare nelle università milanesi» spiega il prorettore.
Dal canto suo, la Statale con le sue 12 facoltà stanzierà fondi per «offrire a ricercatori e docenti stranieri un contratto pluriennale che comprenda una relocation package cioè spese di trasloco e di viaggio per venire a Milano e un contributo per il corso di lingua italiana» si legge nel progetto. Ma non mancheranno alcuni benefit personali per i ricercatori: «piccoli finanziamenti di ricerca, oltre che assistenti o programmi personalizzati di insegnamento». Altra novità la creazione presso la Questura di uno sportello dedicato unicamente a studenti e docenti stranieri per sveltire le pratiche burocratiche dei visti e permessi di soggiorno. Un pacchetto incentivi che potrebbe smuovere l’asticella delle presenze straniere ferma a 3,3 per cento per quanto riguarda gli studenti e a un misero 10 stranieri su un organico di 2.432 docenti. Nel 2009 la Statale ha stipulato 65 contratti per collaboratori alla ricerca stranieri a cui vanno aggiunti 12 assegni di ricerca e 179 contratti per seminari e lezioni. «È evidente come sia pure in una situazione di risorse molto scarse - commenta il prorettore Marino Regini, il divario da colmare con le principali università straniere sia enorme». Per dirla con i numeri: in fatto di stranieri l'università di Bologna vanta un buon 6 per cento, Genova 5,6 per cento, Firenze 3,8 per cento, Brescia, 5,3 per cento, la Statale 3,3. Ma non è sempre stato così.

Una recente indagine della Camera di Commercio ha rilevato che solo dieci anni fa le Università più internazionalizzate erano la Statale, la Cattolica e la Bicocca. Poi le cose sono cambiate: gli atenei più dinamici sono diventati quelli più piccoli, specializzati e dove il costo della vita permette di vivere degnamente anche con uno stipendio da ricercatore.

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