Moda, sfilano le polemiche dopo il taglio delle passerelle

Programma ridotto di quasi due giorni: stilisti e compratori infuriati. Si cerca un big disposto a spostare il suo défilé e "trattenere" gli ospiti"

Moda, sfilano le polemiche dopo il taglio delle passerelle

Si stava meglio quando si stava peggio? E' la domanda del giorno tra gli addetti ai lavori della moda davanti al calendario delle prossime sfilate di Milano Moda Donna ridotto a sei giornate (dal 17 al 22 settembre) di cui una e mezzo progressivamente svuotate da ogni appeal. In pratica i giochi finiranno con la sfilata di Dolce & Gabbana alle 14 di domenica 21 settembre che non è neppure nel programma diramato da Camera Nazionale della Moda Italiana in cui i due stilisti si rifiutano di entrare come soci. «Han fatto bene» esplode giustamente infuriato Angelo Marani che è stato spostato d'ufficio dal suo solito orario (la tarda mattinata del primo giorno) a Dio solo sa quanti altri «slot», uno peggio dell'altro. Alla fine ha deciso di uscire dal programma e di sfilare quando gli pare come da anni è costretta a fare Kristina T. Imbufalita anche Simonetta Ravizza che si è vista assegnare lo stesso orario mattutino dell'ultimo giorno da cui all'ultima tornata è fuggito a gambe levate Giorgio Armani. «Se non sono andati da lui, vuoi che vengano da me?» si chiede affranta la signora dalla Grecia dicendosi comunque ancora disposta a trattare entro i limiti della ragionevolezza. Non è la sola che continua a sperare pur sentendosi giustamente esasperata: Jane Reeve, amministratore delegato dell'ente dallo scorso gennaio, lancia addirittura un appello ai grandi brand che finora non hanno sentito ragioni. «Armani si è impegnato per anni a sostenere il calendario e non era neppure socio – dice – nessuno ha voluto raccogliere il testimone e questo ci ha messi veramente nei guai. Le abbiamo tentate tutte, ma sul gioco di squadra non sentono ragioni: ognuno rispetta e tutela solo i suoi interessi. Personalmente giocherei in attacco e giusto per restare nelle metafore calcistiche direi che a Milano abbiamo tante punte: decidiamoci a sfruttarle». Madame ha perfettamente ragione, basterebbe che Prada si calasse nelle braghette di Messi o in quelle di Rossi per mettere una buona volta tutti d'accordo. Quantomeno la grande signora del made in Italy e il suo fumantino marito hanno una buona scusa nella seconda sfilata da preparare: Miu Miu in programma il primo ottobre a Parigi, l'ultimo giorno dell'infernale tour che inizia a New York il 5 settembre, passa per Londra e quindi arriva da noi che a malincuore interpretiamo la parte della Cenerentola. «Cosa cavolo ha fatto questa Reeve nei cinque mesi dall'incazzatura di Armani per la partenza anticipata della Wintour da Milano?» chiedono in coro gli scontenti che non sono pochi perché fino allo scorso venerdì si pensava che Ferragamo avrebbe sfilato alle 18 del 21 settembre, mentre invece ora l'appuntamento è per la tarda mattinata. Secondo noi Lady Jane ha fatto due cose ottime: mettere i giovani tipo Andrea Incontri, Stella Jean e Marco De Vincenzo in orari più che interessanti e portare a Milano la linea Giamba di Giambattista Valli.

Avrebbe invece dovuto entrare a gamba tesa contro qualcuno che nel comitato direttivo finge di proteggere le vecchie glorie del made in Italy per rispetto e invece rema contro per il solo gusto di farlo. «Il calendario è finito così perché io posso essere un buon direttore d'orchestra, ma se tutti i musicisti non suonano lo stesso sparito, l'armonia non si trova» conclude la Reeve.

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