Il dopo 2015: tante idee ma servono 200 milioni

«E' dal 2008 che si parla del dopo Expo e ancora non sappiamo cosa ne sarà». La frase del consigliere comunale Raffaele Grassi sintetizza quanto emerso dall'ultima riunione della commissione Expo di Palazzo Marino. L'intenzione dell'Amministrazione sarebbe comunque di puntare a un utilizzo pubblico delle aree, almeno in gran parte, e comunque con un ampia parte dedicata al verde. Ma per adesso tutte le ipotesi sono “esercizi di fantasia”, come sottolineato da diversi interventi durante la seduta della commissione: gli accordi già stretti tra Expo spa, Arexpo, il Comune di Milano, le banche e gli altri enti coinvolti impongono un costo difficilmente sormontabile, duecento milioni di euro.

I conti li ha spiegati il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris interrogata da più parti sugli eventuali esborsi per creare un grande parco sulle aree dell'esposizione: “Ci sono 75 milioni per l'accordo quadro con Arexpo, 68 di debito con le banche, 30 che deve prendere Fiera e 12-13 per il Comune di Rho”. Un ostacolo difficilmente superabile vista la congiuntura economica. E un nodo da risolvere prima di poter pensare a come effettivamente utilizzare quegli spazi su cui in tanti già immaginano molto: Roberto Biscardini, consigliere comunale socialista, è stato uno dei primi a chiedere i costi eventuali per il mantenimento dell'area a verde pubblico almeno fino a quando non ci saranno vere offerte da parte di qualche privato o ente. Tema ripreso anche da Marco Cappato che ha anche domandato la percentuale di permeabilità del terreno su cui si sta costruendo, il 62 per cento, proprio in vista di un ipotetico mega parco. Andrea Mascaretti, consigliere comunale di Forza Italia, è intervenuto per sapere se “Expo lascerà anche un'eredità legata al tema dell'esposizione”. Le domande sono tante, ma lo scoglio sono i duecento milioni sul piatto come anche altri accordi: ad esempio quelli con il Bie, l'organismo internazionale che assegna le esposizioni ai Paesi, che obbligano a smantellare l'area una volta terminati i sei mesi della manifestazione. Una delle idee che circolano è infatti quella di mantenere almeno per un periodo alcuni dei padiglioni costruiti, ma non è certo che si possa fare. Come non è certo quasi nulla di quanto succederà vicino a Rho nel prossimo autunno. C'è anche chi come Manfredi Palmeri, consigliere comunale del Polo dei milanesi, ha evocato il rischio Hannover: nella città tedesca si celebrò un'esposizione nel 2000, ma sul sito ora c'è una città fantasma. Un rischio sempre più vicino visto che anche le due squadre di calcio della città non sembrano molto intenzionate a spendere i 300 milioni necessari ad aggiudicarsi le aree. L'ottimismo però prevale ancora anche se qualcuno scherza ancora sui dubbi che ancora ci sono sulla manifestazione: “Ormai pare che si farà”, dicono alcuni consiglieri.

E secondo la relazione degli ingegneri di Expo spa gli appalti più grossi, come quello per la piastra, sono completi al 70 per cento, mentre le opere accessorie sono tutte circa al 50 per cento. Numeri che sembrano indicare che il sito sarà pronto per la manifestazione. Per il dopo si brancola nel buio.

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