Nuovo anno e nuove tendenze. Anche culinarie. Già perché anche il mondo del food ora ha le sue stagioni, come la moda. E Milano è la piazza più ricettiva d'Italia: lo dice anche il Wall Street Journal che la definisce «the new hottest destination» per l'offerta culturale e gastronomica. Non per nulla è nato qui il primo piatto fusion di cucina cino-nipponica, quando nel 1993 il ristorante Izu ha aperto i battenti in corso Lodi al 27 (e dove si trova tuttora). E dopo la spinta di Expo 2015 la Milano da bere si è trasformata in «Milano da mangiare», conquistando il primato di città dove convivono pacificamente bacchette, ristoranti stellati (ben 22) e cotolette. Lo scorso anno abbiamo visto fiorire la moda del poke e delle bowl (le ciotole di ispirazione hawaiana con riso e pesce o proteine) e finire quella dei fiori eduli, visti e stravisti negli nell'ultimo paio d'anni e ora decisamente démodé. Le previsioni dell'anno appena iniziato? Dopo il boom del Nikkei e della cucina mediorientale, vedremo fiorire il cibo africano; sarà l'anno dei sapori amari come cacao e cioccolato fondente che troveremo in ogni dove. E poi ristoranti che propongono super food, carni di origine vegetali (all'estero è una moda che già impazza), una filosofia improntata all'ecosostenibilità e al recupero dei cosiddetti scarti di lavorazione degli alimenti: si recupereranno cotture primordiali come quella della brace.
Spingendosi ancora oltre, secondo uno degli chef più creativi e visionari come Paolo Lo Priore che insieme al docente di Alma Luca Govoni ha sviluppato il concetto di cucina circadiana. Un'alimentazione che si accorda alle circostanze spaziali e temporali come il vento, l'acqua, l'aria e la pressione atmosferica. Marcatori esterni, fattori endogeni che rendono ogni cottura unica e basata su preparazioni basate su cicli naturali e i cui alimenti devono essere consumati in momenti esatti e circoscritti. Ma secondo altre tendenze si svilupperanno le cucine automatizzate e quindi ci si slegherà da quell'artigianalità del gesto che oggi è imprescindibile in ogni ristorante di cucina espressa. Secondo altri vedremo sbocciare i ristoranti delivery only, ovvero improntati solo alla consegna a domicilio, perdendo quella sacralità che è tutta italiana della cena al ristorante come momento di condivisione e perché no, di affari.
Certo è che Milano ha già avuto un primato in tal senso: quella della prima catena improntata al delivery come This Is Not a Sushi Bar, oggi arrivato a
sei punti vendita in città. Ecco dunque una piccolo elenco di tutte le ultime aperture del 2018 con qualche anticipazione su quelle previste per il 2019, un'anteprima di quelle che saranno le nostre abitudini alimentari.