Giovani medici come schiavi: turno di notte a un euro l'ora

Il caso degli specializzandi che lavorano nelle residenze per anziani. Sono sottopagati ma nessuno denuncia. Per paura di perdere il posto

Giovani medici come schiavi: turno di notte a un euro l'ora

Con una laurea fresca in mano e con davanti ancora un po' di anni di studio, i giovani medici lombardi accettano qualsiasi tipo di mansione pur di «arrotondare». Ma ogni tanto si abbassano a racimolare poco o nulla. Eppure accettano.
È il caso di chi presta servizio di guardia medica nelle residenze per anziani. Un ruolo che un tempo veniva pagato piuttosto bene, soprattutto nelle strutture private, e che permetteva di mettere da parte 25-30 euro all'ora, arrivando a superare i 1.500 euro al mese. Oggi le cose sono cambiate. Aumentano i medici in erba che accettano incarichi da 1,25 euro all'ora. In teoria la tariffa è quella prevista per la guardia passiva, cioè per la reperibilità notturna senza l'obbligo di essere presenti nella struttura. Se un medico abita vicino all'istituto, non c'è problema, spesso se ne può stare casa sua a dormire senza essere disturbato. Ma, nella maggior parte dei casi, i giovani medici abitano un po' troppo lontano e sono costretti a dormire su qualche barella delle strutture di assistenza, altrimenti, in caso di allarme, non ce la farebbero mai a raggiungere la Rsa per tempo.
Non solo. Qualche medico viene pagato un euro o poco più all'ora, qualcun altro 2,50 euro, senza un criterio ben preciso. «Dopo la legge Bersani - spiega Roberto Rossi, presidente dell'Ordine dei medici di Milano - non è stato più possibile istituire un tariffario per uniformare i compensi minimi per le guardie notturne nelle case di riposo. Quindi ogni istituto fa per sé». Rossi ha registrato anche parecchi casi di giovani sottopagati e di guardia «in solitaria», cioè senza il supporto di in medico più esperto. «Magari devono sobbarcarsi la responsabilità dei pazienti di tutto l'istituto. E in quei posti sono ricoverati anche anziani molto gravi». Il rappresentante dei medici ha affrontato il problema durante i convegni con i colleghi. «Ma - fa notare - finché non ho in mano un esposto, una denuncia scritta e firmata, non posso proprio fare nulla». Le segnalazioni sono tante, ma nessun giovane medico esce allo scoperto per paura di perdere il posto. E anche quell'euro e 25 centesini all'ora fa comodo di questi tempi.
Il problema esiste un po' in tutta la regione. Come a Monza. «L'esperienza libero professionale è molto diffusa anche tra chi aspira a diventare medico di famiglia - spiega Aurelio Limonta, responsabile della commissione Giovani medici dell'ordine monzese - Bisogna poi distinguere tra guardie passive e attive. Nel primo caso il medico deve essere reperibile (l'uscita è retribuita a parte) e lui parte da casa ma poi talora gli si chiede di arrivare in cinque minuti e, magari abitando a 30 chilometri di distanza, deve per forza dormire in casa di cura. È ora di parlare del problema. Con la tariffa oraria, i liberi professionisti vengono trattati come dipendenti». Diverso il discorso della guardia attiva, quella in loco, retribuita dai 30 ai 50 euro l'ora per 12 ore di turno.


Inoltre, nelle residenze specializzate nelle cure riabilitative, cioè in quelle che si occupano dei pazienti nella fase post-acuta, vengono accettati solo specialisti: la richiesta è alta e la concorrenza è di gran lunga più bassa. Quindi, in teoria, il medico ha più potere contrattuale sulla retribuzione. In teoria.

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