A2a, investimenti a quota 340 e un nuovo piano

Oltre 340 milioni di investimenti nei prossimi tre anni. Questo l'impegno confermato da A2a nella seduta congiunta delle commissioni Ambiente e Partecipate a Palazzo Marino, convocata per esaminare il nuovo piano industriale della multiutility con l'audizione del presidente del consiglio di sorveglianza Pippo Ranci, il presidente del consiglio di gestione Graziano Tarantini e il dg Renato Ravanelli.
Illustrando il progetto di costituzione di «A2a Ambiente» a riunire le attività nel settore ambiente, mantenendo l'autonomia di Amsa e Aprica, i vertici dell'azienda hanno ribadito l'intenzione di «continuare a investire nell'attività industriale per il recupero energetico da rifiuto» che «potrà vivere insieme a un'attività di raccolta autonoma». Una soluzione, ha spiegato Ravanelli, che potrà «consentire investimenti importanti eliminando alcune delle debolezze delle società» attuali di A2a nel settore con un rafforzamento delle attività industriali su scala nazionale. Ma la Cgil frena e teme che Amsa si trasformi in una «bad company». «Il problema è che A2a vuole spostare gli impianti fuori dall'Amsa - afferma Adele Vitagliano, Cgil Amsa - così ci troviamo col termovalorizzatore in un'altra azienda che avrà un bilancio a sé. All'Amsa non viene data l'opportunità di costruire nuovi impianti, neanche per l'umido perché lo realizzerà A2a.

Poi abbiamo il contratto di servizio che non potrà essere aumentato per problemi di bilancio, e la Tarsu, cioè la tassa sui rifiuti, che non può essere cambiata sulla pelle dei cittadini. Quindi l'Amsa si trova a non poter dare le stesse prestazioni e la stessa qualità ambientale di oggi».

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